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I Surrealismi di Forti incontrano Riondino, Fariselli e Cinque, una dimensione irreale e onirica

A definirlo “uno spettacolo unico nel suo genere” è stato più che giusto. I surrealismi noir, l’oniricità e l’esistenza umana del drammaturgo Claudio Forti, hanno vissuto una nuova linfa, sabato scorso sul palco del Teatro “Sollima” di Marsala, grazie all’interpretazione impetuosa di David Riondino e alle note inquiete di Patrizio Fariselli al pianoforte e di Luigi Cinque al clarinetto. Tre giganti che hanno confezionato uno spettacolo in cui il dadaismo dell’attore toscano ha incontrato le improvvisazioni dall’aurea jazz ed il sound be bop oltre gli schemi dei due musicisti. Una dimensione irreale, quella che si è creata, che funge da canale per raccontare i testi di Forti: “Fiocco azzurro” e “Bianco più Bianco”.

La genialità dell’autore marsalese – che trae diversi spunti dalla letteratura e dalla cinematografia – si immedesima dentro i suoi personaggi kafkiani, in continua metamorfosi, rappresentando la morte e la rinascita, l’evoluzione e l’involuzione dell’uomo, come un Benjamin Button dell’anima. Un uomo che vede i suoi capelli grigi diventare di nuovo castani; poi si ritrova tra i banchi di scuola fino a rientrare dentro il ventre di una madre natura che ci respinge ogni giorno… ogni giorno… ogni giorno. In quel preciso momento, accade qualcosa di strano: Forti è il suo personaggio ed il suo personaggio ha la voce di Riondino e lo spettatore si immedesima nell’attore fino a diventare quel personaggio. Uno schema matematico che si protrae nel secondo testo, “Bianco più bianco”, incredibilmente esilarante.

Mentre le note “in offerta speciale” di Cinque accompagnano Fariselli che “rovista” nel pianoforte a coda, Riondino racconta di una morte avvenuta tra la purezza dei bambini in un parco giochi. La “colpa” da pagare oltre la vita, è una “mutazione consumista”, la coscienza di un uomo, un marito fedele, rinchiusa dentro un detersivo alle scaglie di Marsiglia. La pulizia dell’anima, delle coscienze, “paradossalmente plausibile”, è un girone dei dannati di dantesca memoria, specchio dell’assurdo meccanismo della nostra società… sugli scaffali si guarda la vita passare… e le nostre colpe si materializzano e pagano per aver messo in scena “un’umanità opaca… grigia…”. Come diceva una canzone “… il cuore è recidivo e il reato è la colpa…” (cit. Quintorigo).

Claudia Marchetti

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