Il giudice Piero Grillo ha disposto l’assoluzione per il giornalista trapanese Marco Bova, accusato di false informazioni al pm. Si chiude nel migliore dei modi per il corrispondente dell’Agi una vicenda che resta comunque spiacevole. Bova, infatti, è stato indagato e rinviato a giudizio per essersi avvalso del segreto professionale davanti a un pubblico ministero che gli chiedeva informazioni su un suo scoop giornalistico. In particolare, era stato chiesto a Bova di rivelare quale fosse la fonte di un suo articolo pubblicato il 30 settembre 2015 su ilfattoquotidiano.it in cui scriveva del ritrovamento di documenti giudiziari impropri durante una perquisizione negli uffici dell’ex senatore Nino Papania (Pd). Tra la documentazione ritrovata c’erano gli atti di un procedimento, privi delle firme necessarie, in cui l’ex parlamentare alcamese era indagato per voto di scambio. Di fronte alla determinazione di Marco Bova nel difendere l’identità della sua fonte, fu disposto un discutibile rinvio a giudizio, motivato con l’assunto che i giornalisti pubblicisti (come Bova) non potessero avvalersi del segreto professionale come i professionisti.
La vicenda ha fatto comunque molto discutere e in difesa di Bova era intervenuto sia il circolo trapanese “Santo Della Volpe” di Articolo 21, sia il presidente regionale dell’Ordine Riccardo Arena, che ha anche testimoniato al processo.
L’odierna sentenza del giudice Grillo era stata a sua volta preceduta da una richiesta di assoluzione da parte del pubblico ministero.