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Referendum: convocati i comizi elettorali, ma non si vota

Sembra incredibile, eppure è vero: il comune di Marsala (e non soltanto, come vedremo…) ha convocato i comizi elettorali per i referendum che si terranno il prossimo 28 maggio. Tra qualche settimana quindi i marsalesi si recheranno alle urne per esprimere la loro preferenza circa i due referendum (specialmente uno) che tanto hanno fatto discutere il Paese.

Si tratta dei due quesiti proposti dalla Cgil in tema di lavoro. Il primo sulla responsabilità solidale in materia di appalti. L’altro, che continua a fare discutere, riguarda i cosiddetti pagamenti del lavoro saltuario tramite voucher. Esattamente: “Abrogazione disposizione sul lavoro accessorio”. Fin qui tutto normale, in linea con i tempi previsti dalla legge in materia di consultazioni referendarie. Allora qual’è la notizia? Lo scorso 17 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che in pratica “smonta” tutti gli effetti dei quesiti referendari. Il decreto legge deve essere convertito in legge dal Parlamento. Poi c’è un ulteriore passaggio: la Corte di Cassazione dovrà prendere atto dell’esito della conversione del decreto governativo in legge e stabilire se è “sufficiente” per evitare la celebrazione del referendum.

Nell’attesa che i deputati e i senatori facciano questo “importante” passaggio, l’iter referendario va avanti. I marsalesi e i cittadini di tutte le città italiane, hanno visto i manifesti della convocazione dei comizi elettorali affissi nelle mura e nei siti deputati. Questo significa una spesa in carta e stampa non indifferente. Ma, come ci ha detto il segretario generale del comune di Marsala Bernardo Triolo, è inevitabile. Così come inevitabile ma, come si apprende dagli uffici comunali, ristretto al minimo indispensabile, è lo straordinario che viene assegnato ai dipendenti che si occupano di “carte”elettorali e che si stanno attivando come se a maggio si tornio al voto. C’è poi un altro aspetto da tenere conto: come sapranno i cittadini dell’avvenuta approvazione della legge che è destinata alla abolizione della consultazione elettorale? Insomma come accadrà che i marsalesi (e tutti gli altri) non dovranno più recarsi alle urne il 28 di maggio? “Non appena la prefettura ci comunicherà ufficialmente che la legge e le relative incombenze eviteranno la celebrazione del referendum popolare – ci ha detto Bernardo Triolo – sarà nostra cura attivare i mezzi di informazione. Non è escluso che la stessa prefettura ce ne indichi le modalità”. Sarebbe curioso sapere quanto costerà agli italiani la mancata celebrazione del referendum e se per caso c’era la possibilità di ricorrere a canali d’urgenza per evitare spese inutili. Ma, una volta tanto, i comuni non c’entrano.

Gaspare De Blasi

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