Oggi vogliamo indirizzare la vostra attenzione su due storie che arrivano dal nord del nostro Paese. Nessuna discriminazione alla rovescia. Sarebbero potute accadere anche dalle nostre parti. Le avremmo raccontate con uguale intensità e se voi volete, cambiate le città e le regioni in cui accadono e spostatele al sud. Non accadrà nulla di diverso. A Trento una scuola paritaria (finanziata anche supponiamo con i soldi pubblici), licenzia un insegnate perché è lesbica. Non perché è incapace di svolgere correttamente il proprio lavoro, ma per il suo orientamento sessuale peraltro dichiarato apertamente e senza sotterfugi. L’insegnante si rivolge alla magistratura ed ottiene due sentenze (in primo grado e in Appello), favorevoli. La scuola che si chiama “Sacro Cuore” viene condannata a risarcire alla donna diverse migliaia di euro. Deve anche risarcire migliaia di euro alla Cgil e ad una associazione contro le discriminazioni che si erano costituite parte civile nei due gradi di giudizio. Ci piace riportare una parte della motivazione della sentenza depositata l’otto marzo, data altamente simbolica: “… accertata la natura discriminatoria per orientamento sessuale, individuale e collettiva, della condotta attuata dall’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Trento in ordine alla selezione per l’assunzione degli insegnanti, ordina all’Istituto l’immediata cessazione di tale condotta”. Ci spostiamo di qualche chilometro, cambiamo regione e ci troviamo di fronte ad un’altra “bella” notizia. Debora Serracchiani, ex numero due del Pd e presidente della Regione Friuli, è anche socia di uno studio legale che tra le altre cose ha scelto di difendere una megacooperativa che alla fine di una lunga vertenza ha licenziato i propri operai. Scelta particolare, politicamente parlando, per chi è alla testa di un partito che già viene accusato di essersi dimenticato della difesa dei lavoratori. E dire che la “nostra” si era autosospesa dalla professione forenze e invece dopo pochi mesi ha aperto uno studio legale associato. Dato che si occupa di diritto del lavoro ha scelto (lo studio associato dell’autosospesa presidente della Regione) di sostenere la difesa della cooperativa che ha licenziato gli operai. Chissà se la Serracchiani, che ha una targhetta con il suo nome sulla porta d’ingresso dello studio, sa che da qualche tempo i lavoratori licenziati non sanno dove “sbattere la testa” per procurarsi da mangiare. Giudiziariamente l’avvocato Serracchiani ha vinto la causa (ma lei non c’era, perché si è autosospesa…) , ma politicamente parlando la Democratica Serracchiani da che parte sta?