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Fuga dal cervello

Prima erano choosy, ovvero bamboccioni, gli artisti erano quelli che “vado a farmi un panino alla cultura” oggi, alcuni “cervelli” “… è bene non averli fra i piedi”. Parole del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Preso di mira da giornalisti, opinionisti e gente comune sui Social, da chi lo vuole già fare sloggiare e chi sostiene, come alcuni ricercatori emigrati all’estero, che il Governo italiano ha fatto di loro i “camerieri d’Europa”. Il ministro cerca di aggiustare il tiro come quando un centrocampista mira alla porta anziché crossare. E molte volte il tiro si perde sopra la traversa. E dichiara: “Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei pistola”. Peccato che la frase è davvero infelice da qualunque parte la si guardi. Delle due l’una: o i 100mila vengono “sbeffeggiati” dal Ministro, come a dire “voglio vedere chi di voi è davvero intelligente”, o dei 60milioni qualcuno è veramente “pistola”. Che poi i giovani non sono di certo 60 milioni, questo è il numero della popolazione italiana. Di tutta l’erba un fascio. Poi continua affermando che qualcuno fa bene a stare nel posto in cui sta adesso, per poi tirare un calcio e alzando le zolle dal campo: “I nostri giovani devono avere l’opportunità di tornare”. Infine il Ministro, si scusa. Dice che si è espresso male. Come si è espresso male qualche suo collega prima del referendum costituzionale andando ad affermare sulle reti Rai che votando Sì si guariva da tutte le malattie. Ma questi nostri rappresenti, non sono “esseri speciali”, per citare ancora una volta Battiato. E ripensando alla Fornero, a Tremonti e adesso a Poletti, penso che non si debba parlare di “Fuga dei cervelli” ma di “Fuga DAI cervelli”, da questi.

Claudia Marchetti

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