Scatta l’operazione antimafia Ermes 2. Undici persone coinvolte, tra cui un giornalista
Aggiornamento ore 13.00: A proposito del riferimento ai lavori per la ristrutturazione dell’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo, contenuto nella nota stampa inerente l’operazione “Ermes 2”, la direzione strategica aziendale dell’ASP di Trapani precisa che “il subappalto a quella ditta, indicata come legata a Cosa nostra, fu revocato dall’Asp già due mesi prima dell’interdittiva antimafia della Prefettura, sulla base di timori emersi in alcune notizie di stampa. Tale ditta lavorò solo circa un mese in cantiere. Nel seguire i lavori il settore tecnico dell’Asp ha sempre operato in accordo con la prefettura di Trapani”.
Aggiornamento ore 11.30: Gli odierni provvedimenti, frutto dell’attività d’indagine degli uomini della Squadra Mobile di Trapani, unitamente ai poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e dei Commissariati di Castelvetrano e di Mazara del Vallo, giungono nell’ambito delle più vaste e articolate attività d’indagine, avviate dal 2010 e concluse con l’operazione “Ermes”, aventi quale precipuo obiettivo la cattura del boss mafioso latitante MatteoMessina Denaro. In particolare, le indagini relative al sistema di comunicazioni riservate con il boss castelvetranese avevano permesso di evidenziare quale figura di spicco il mazarese VitoGondola il quale, al fine di assicurare al noto latitante tutto il supporto necessario, si era avvalso, tra gli altri, del pieno sostegno dei mazaresi Giovanni Loretta(già arrestato e condannato in primo grado per tali fatti), Carlo Loretta e Giuseppe Loretta (tutti fratelli). nonché dell’anziano Angelo Castelli.
Giovanni Loretta, che era stato arrestato nell’operazione ERMES, aveva favorito gli incontri tra Vito Gondola e Pietro Giambalvo, Michele Gucciardi e Domenico Scimonelli. Nella presente indagine, invece, erano CarloLoretta e GiuseppeLoretta ad organizzare gli incontri con Vito Gondola; Castelli, dal canto suo, si adoperava per fare incontrare Gondola e Agate con Carlo Loretta.
“Ermes 2” conferma, quindi, il pieno inserimento dei fratelli Loretta (Carlo e Giuseppe) e delle loro aziende (Mestra e Medio Ambiante) nella famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Infatti, gli stessi, anche presso la sede della Mestra a Mazara del Vallo, organizzavano incontri e riunioni con Vito Gondola, Lorenzo Cimarosa, Vincenzo Giappone, Sergio Giglio, Ignazio Lombardo e Baldassare Marino. Fondamentale per lo sviluppo dell’inchiesta è stato il summit mafioso documentato dalla Squadra Mobile di Trapani la mattina del 2 marzo 2010 nelle campagne tra Mazara del Vallo e Castelvetrano. Nell’occasione, si aveva avuto modo di accertare, senza ombra di dubbio, la presenza del vecchio capo decina Antonino Marotta (poi deceduto il 3 aprile 2013 e ritenuto fino alla sua morte il reggente della cosca mafiosa castelvetranese) e di Gondola, soprannomimato “Coffa”, nei fatti il reggente della cosca mazarese, incontro che certamente era stato concordato anche a seguito del diretto volere del boss Matteo Messina Denaro.
All’incontro aveva presenziato pure il pregiudicato mafioso mazarese CarloLoretta, che aveva accompagnato Gondola e Giovanni Filardo, cugino di Messina Denaro, poi arrestato proprio nell’ambito dei fermi emessi dall’autorità giudiziaria. nel progetto “Golem 2” (12 marzo 2010). Era chiaro che un così importante vertice dei maggiori rappresentanti delle cosche di Mazara e Castelvetrano altro non poteva trattare che la spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione di remunerativi appalti che, come accertato nell’ambito dell’operazione Eden del 2006, avevano per oggetto la costruzione di un parco eolico in territorio di Mazara del Vallo denominato “Vento di Vino“. La partecipazione all’incontro di Carlo Loretta, pregiudicato mafioso mazarese allora sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, e di Filardo, era finalizzata a stabilire le quote di partecipazione all’esecuzione del citato appalto, di cui Filardo era il formale contrattista con la ditta Cedelt Spa.
Sui lavori del parco eolico, che si svolgevano nel territorio di Mazara del Vallo, “vigilava” il boss Vito Gondola, reggente di quel mandamento. Lo stesso Gondola era intervenuto per dirimere un contrasto fra i Loretta, da un lato, e Cimarosa – Lo Sciuto, dall’altro. Un contrasto riguardante proprio la spartizione dei lavori fra la famiglia di Castelvetrano e di Mazara del Vallo. L’attività investigativa eseguita aveva permesso di accertare che i Loretta erano direttamente impegnati nella gestione di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti e il recupero ambientale e per lo smaltimento di rifiuti speciali (quali ad esempio l’amianto). L’azienda è la “Materiale edile scavi trasporti recuperi ambientali srl, (Mestra) e i suoi soci sono Grazia Maria Vassallo, moglie di Giuseppe Loretta e Vita Anna Pellegrino, sposata con Carlo Loretta. La citata discarica agiva in regime di assoluto monopolio, non essendo state concesse altre licenze similari ed era in grado di condizionare, slealmente, le attività connesse alla edilizia pubblica e privata sul territorio di Mazara del Vallo. La sede della ditta Mestra era teatro di diversi incontri fra boss mafiosi organizzati dai fratelli Loretta.
La forza e la pericolosità del sodalizio mafioso mazarese emerso dalla presente indagine si evidenzia, poi, da un dialogo intercettato tra Vito Gondola e Carlo Loretta. I due infatti, sorpresi a discutere all’interno di una autofficina di Mazara, apparivano in grado di avvalersi, direttamente e o indirettamente, di uomini infedeli dello stato al fine di carpirne segreti investigativi, eludere e salvaguardare gli interessi economici propri e del sodalizio criminale. Carlo Loretta, infatti, era riuscito a sapere che nei suoi confronti erano in corso accertamenti finalizzati proprio al sequestro della ditta Mestra “io ora accerto se sono le misure di prevenzione o se è un accertamento che stanno facendo … a Palermo”. Numerosi sono gli incontri avvenuti nel corso delle indagini all’interno dell’autolavaggio di Angelo Castelli a Mazara del Vallo. In tali occasioni, Gondola e Carlo Loretta, alla presenza di Castelli, venivano sorpresi a discutere dell’esecuzione di alcuni sub-appalti a Mazara ed in particolare alcune opere di sbancamento nei pressi della frazione balneare di Tonnarella, ovvero all’interno del costruendo ospedale di Mazara del Vallo. L’impresa dei Loretta, la Mestra, partecipò illegittimamente, come riconosciuto dallo stesso GIP, anche alla ristrutturazione dell’ospedale di Mazara, iniziata nel 2013.
Dopo che nel febbraio 2014 la Prefettura di Trapani emise interdittiva antimafia nei confronti della Mestra, che veniva così definitivamente estromessa dall’esecuzione dei predetti lavori all’interno dell’Ospedale di Mazara si verificarono alcuni atti intimidatori nei confronti delle ditte che si apprestavano a contrattare con la ConsCoop per l’esecuzione di lavori in sub-appalto in sostituzione della Mestra. In particolare, la ditta Bruccoleri di Como e la ditta Territorio Pulito di Mazara, nel mese di marzo del 2014, subirono minacce ed attentati incendiari ad opera di ignoti per costringere a non concorrere all’assegnazione dei lavori. Per aggirare l’interdittiva antimafia ricevuta dalla Mestra, i Loretta decisero di creare una società cooperativa, la Medio Ambiente. A tale scopo, i Loretta coinvolsero, nell’operazione, due dipendenti della Mestra, Anna Bonomo e Andrea Alessandrino. Con loro anche Filippo Siragusa, già dipendente di imprese operanti nel settore smaltimento rifiuti nonché collaboratore del “Giornale di Sicilia”. Lo stesso Siragusa, da qualche tempo, collaborava con la Mestra nel procacciare attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi ma anche la dismissione di manufatti di amianto.
Il primo settembre del 2014 è stata dunque costituita la Medio Ambiente Società Cooperativa, i cui soci, inizialmente, erano proprio Bonomo, Alessandrino e Siragusa. L’azienda ben presto acquisiva tutte le prescritte autorizzazioni per accedere agli appalti pubblici nonché per poter richiedere, di volta in volta, le autorizzazioni sanitarie per la rimozione dei materiali pericolosi. E’ in tale contesto che sono emerse le interessenze oltre che di Giuseppe, anche di Carlo Loretta, il quale, come sopra specificato, aveva sollecitato il fratello nell’apertura di un conto corrente bancario intestato alla Medio Ambiente. Le intercettazioni telefoniche, eseguite a carico dei soci della predetta cooperativa, hanno permesso di confermare l’interesse di Filippo Siragusaalla gestione della predetta impresa accanto ai Loretta. L’indagine ha accertato che Siragusa era perfettamente a conoscenza dello spessore criminale dei Loretta e del perché era stata costituita la Medio Ambiente. Il giornalista, durante una serie di incontri con GiuseppeLoretta aveva cercato di delineare le strategie di mercato per far “decollare” la nuova società della quale era socio e della quale, per circa un mese dopo la costituzione, era stato anche amministratore. Lo stesso, peraltro, risulta essersi prodigata al fine di far confluire verso la Medio Ambiente alcune commesse, che già aveva procacciato per conto della Mestra. Nel corso delle attività investigative eseguite risaltava anche, in tutta la sua gravità, come la Mestra violasse le prescrizioni di sicurezza durante l’esecuzione di alcuni lavori con la compiacenza di professionisti locali. Ciò è accaduto, ad esempio, il 21 novembre 2014, allorquando Carlo Loretta aveva subito un grave incidente sul lavoro. Nell’occasione, con la complicità del commercialista di Mazara, Filippo Frazzetta, oggi indagato, fu regolarizzata la posizione lavorativa di Carlo Loretta sia presso l’Inps che l’Inail, permettendo poi allo stesso di poter percepire le indennità previste nei casi di infortunio sul lavoro.
L’indagine Ermes 2 ha documentato anche i rapporti e gli incontri tra Vito Gondola e Epifanio Agate, figlio di Mariano, storico capomandamento mazarese. Nel corso della presente indagine erano emersi rapporti di frequentazione tra Epifanio Agate e Angelo Castelli (uomo di fiducia di Gondola). Era proprio Castelli a organizzare gli incontri tra Gondola e Epifanio Agate. L’attualità dei contatti tra i due soggetti citati ed altri sodali ha dimostrato l’interesse della cosca ai problemi economici attuali della famiglia Agate specie dopo il sequestro della Calcestruzzi Mazara, loro azienda. Dall’indagine è emerso che, Epifanio Agate, al fine di sfuggire ai rigori della normativa di prevenzione antimafia, aveva intrapreso un’attività lavorativa nel campo della vendita di prodotti ittici congelati insieme a Francesco Mangiaracina, mazarese, cognato del collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori. Peraltro, tale unione aveva destato meraviglia e critiche nell’ambiente mafioso di Mazara, dovute proprio alla “scomoda” parentela del Mangiaracina con il Sinacori. I predetti avevano intestato le quote della My Land in parti uguali alle rispettive consorti, Rachele Francaviglia e Natalyia Ostashko. Era Epifanio Agate, tuttavia, che si occupava personalmente dell’amministrazione dell’azienda mentre Mangiaracina, ben inserito nel campo della vendita dei prodotti ittici, aveva il compito del rifornimento della merce nonché del reperimento dei grossisti a cui rivenderla. Nel tempo, però, erano insorte delle problematiche di carattere amministrativo e nei rapporti con le banche che avevano costretto i soci originari a intestare il 95% del pacchetto azionario delle quote della My Land alla Ostashko e il restante 5% a Nicola Passalacqua, uomo vicino ad Agate, nominato, per questo, amministratore della My Land.
Nell’ottobre del 2015 poiché ormai i rapporti tra i soci si erano completamente deteriorati, i coniugi Mangiaracina-Ostashko decidevano di uscire dalla società ma tale operazione non poteva completarsi sia a causa delle esposizioni bancarie che dei debiti accumulati con i fornitori e delle minacce dell’Agate. Ermes 2 ha disvelato, ancora una volta, il tradizionale interesse delle famiglie mafiose di questo territorio verso il sistema degli appalti il cui controllo passa, generalmente, o attraverso imprese gestite direttamente da affiliati (è il caso della Mestra) oppure attraverso imprese che vengono “fagocitate” da “cosa nostra” con l’immissione di capitali illeciti (è il caso della My Land) o ancora attraverso il metodo dell’intestazione fittizia di beni a persone insospettabili (è il caso della Medio Ambiente). Aver sequestrato tre aziende produttive nella disponibilità della cosca di Mazara del Vallo contribuisce a sottrarre denaro contante e “luoghi” per ripulirlo alla criminalità mafiosa e elimina dal mercato soggetti economici in grado di condizionare gravemente la libertà degli appalti e le regole della concorrenza. L’indagine, infine, ha confermato i saldi contatti tra il clan mazarese e quello di Castelvetrano e gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro al quale Gondola rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte.
A conclusione dell’operazione “Ermes 2”, lo scorso 15 dicembre il Gip di Palermo Gabriella Natale, su richiesta della Dda di Palermo, ha emesso un’ordinanza di applicazione di Misure Cautelari Personali e contestuale decreto di sequestro preventivo nei confronti delle sotto elencate persone:
Applicazione della Misura Cautelare in Carcere
AGATE Epifanio, nato a Mazara del Vallo il 13/11/1973, per attribuzione fittizia di beni a tezri (quote delle società mazaresi My Land e Fishmar) e estorsione aggravata dal metodo mafioso
LORETTA Carlo Antonio, nato a Ville de Tourconing (Francia) il 13/06/1966, e LORETTA Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 08/04/1980, per associazione mafiosa e attribuzione fittizia di beni a terzi (quote della società MESTRA e MEDIOAMBINTE)
CASTELLI Angelo, nato a Mazara del Vallo il 22/04/1945, per favoreggiamento all’associazione mafiosa di Mazara del Vallo e Castelvetrano.
Applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza
ALESSANDRINO Andrea, nato a Mazara del Vallo il 15/06/1973, SIRAGUSA Filippo, nato a Castelvetrano il 05/10/1961, BONOMO Paola, nata a Mazara del Vallo il 17/07/1989,per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la società MEDIOAMBIENTE);
FRANCAVIGLIA Rachele, nata a Palermo il 30/06/1983, MANGIARACINA Francesco, nato a Mazara del Vallo il 05/04/1973, OSTASHKO Nataliya, nata a Engels (Federazione Russa) il 06/10/1977, PASSALACQUA Nicolò, nato a Mazara del Vallo il 09/02/1968, per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la società My LAND e Fishmar).
In calce alla predetta Ordinanza di applicazione di Misure Cautelari personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di alcuni beni e/o proprietà a carico degli indagati:
Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società MESTRA srl con sede in Mazara del Vallo
Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società cooperativa MEDIO AMBIENTE con sede in Mazara del Vallo
Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società MY LAND srl con sede in Mazara del Vallo
———————————————————————————————————————————-
Ancora un colpo da parte della magistratura e delle forze dell’ordine alla rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. E’ scattata all’alba di oggi l’operazione “Ermes 2” della Polizia di Stato. Gli uomini della Squadra Mobile di Trapani, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, stanno eseguendo 11 misure cautelari e sottoponendo a sequestro tre imprese controllate da “cosa nostra”, attraverso cui il boss di Castelvetrano era in grado di condizionare gli appalti. In particolare, in questa circostanza, sono finiti sotto osservazione della magistratura e delle forze dell’ordine gli interventi per la realizzazione di un parco eolico a Mazara e per la ristrutturazione dell’ospedale “Abele Ajello”.
Settanta gli uomini della Polizia di Stato di Trapani, di Palermo, di Mazara del Vallo e di Castelvetrano impegnati nell’operazione.
L’indagine ha confermato i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto da Vito Gondola, e quello di Castelvetrano e ha svelato gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro, al quale Gondola si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte. Le imprese sequestrate erano direttamente controllate dalle famiglie mafiose attraverso prestanome.
Mediante queste imprese le consorterie criminali si erano infiltrate, ad esempio, nei lavori del parco eolico sorto a Mazara del Vallo e nei lavori di ristrutturazione dell’ospedale civile mazarese.
I dettagli dell’operazione “Ermes 2” saranno illustrati oggi alle ore 11 nella Sala Riunioni “Ninni Cassarà” della Questura di Trapani.
Coinvolto nell’operazione Ermes due c’è anche un giornalista, collaboratore del Giornale di Sicilia. Filippo Siracusa è accusato di “intestazione fittizia di beni”. Al direttore del sito “Mybelice.it” è stata applicata la misura dell’obbligo della dimora. Il giornalista nei giorni scorsi era stato protagonista, come moderatore del dibattito, a Mazara del Vallo nei locali di una scuola, di una tavola rotonda sulla legalità