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Rosolia: “La riforma non mantiene le promesse del quesito. All’Italia serve altro”

Si chiude questo pomeriggio alle 19, con un’iniziativa che si terrà al Megriffe, la campagna elettorale per il referendum organizzata dal Comitato marsalese per il No. Un momento finale di confronto a cui parteciperanno anche Cgil, Anpi, ProgettiAmo Marsala, Trapani Cambia e, probabilmente, il M5S, con la “chicca” di un video-intervento del neodirettore artistico dei teatri lilybetani Moni Ovadia. Infaticabile promotore della campagna per il No l’ex assessore alle politiche Nino Rosolia, che ha coordinato le attività del comitato referendario.

Come sono andate queste settimane di campagna elettorale?

Ogni volta che la politica dà la possibilità di stare in mezzo alla gente è sempre un’esperienza bellissima, soprattutto da un punto di vista umano. Siamo stati diverse volte in piazza, al Mercato del Contadino o a Porta Garibaldi con i nostri banchetti per confrontarci con persone di ogni tipo: l’impressione è che al 70% non gliene possa fregare di meno. Poi ci sono quelli che si schierano in base alla simpatia o antipatia per Renzi o che si chiedono se sia il caso di lasciare campo aperto al Movimento 5 Stelle. Pochissimi entrano nel merito della riforma. Mi è parso che la maggior parte delle persone abbia altre priorità, a partire dal lavoro.

Cos’è che vi convince meno di questa riforma?

La contraddizione maggiore è che il quesito promette quello che la riforma non mantiene. Sulla carta, chi non è a favore del bicameralismo paritario? Ma leggendo l’articolo 70 viene da chiedersi: si supera davvero il bicameralismo paritario o si passa al bicameralismo caotico? Si parla poi della riduzione dei parlamentari, è vero. Ma a che prezzo? Si subisce uno scippo di sovranità visto che i senatori non vengono più eletti dai cittadini, ma dai consigli regionali. Per quanto riguarda la riduzione dei costi della politica, si era parlato all’inizio di un miliardo di euro, poi si è passati a 500 milioni, finchè la Ragioneria dello Stato non ha detto che, finendo bene, il risparmio sarà di 57 milioni.

Se vincessero i No si dovrebbe definitivamente archiviare qualsiasi discussione o si potrebbe comunque riprendere in altro modo il dibattito sulle riforme costituzionali?

Che ci siano esigenze connesse ai tempi e ai costi della politica, mi pare un dato oggettivo, che nessuno può negare. Ma non penso sia una priorità. Un giovane leader come Renzi si sarebbe dovuto mettere al servizio di un progetto diverso: dopo il risultato ottenuto alle Europee avrebbe dovuto trainare le socialdemocrazie del continente, costruendo un’alleanza che mettesse sotto pressione la Merkel sulle fallimentari politiche dell’austerità. Si è concentrato sull’architettura istituzionale quando la priorità erano i diritti sociali, il lavoro. Doveva individuare cinque punti e ripartire da lì. Solo in questo modo la politica avrebbe potuto riprendere autorevolezza. Spero che dopo il referendum si possano mischiare le carte e che si arrivi a un governo di alto profilo istituzionale con personalità come Pisapia o Cacciari.

Il No ha messo d’accordo persino Travaglio e Berlusconi. E anche a livello locale si sono viste alleanze insolite: possono preludere alla nascita di qualcosa di nuovo o è solo un fattore legato al referendum?

Il mio orizzonte va dal Pd a ciò che sta a sinistra del Pd, il mio unico partito è quello della Costituzione. Dire “ma ti unisci con Tizio e Caio” non è un argomento. I No non possono ritrovarsi assieme per alcun progetto futuro, nemmeno per gestire un canile.

L’anno prossimo in Sicilia si vota per le amministrative e le regionali. Tra i movimenti in corso in vista del referendum potrebbe venir fuori qualcosa di utile per i prossimi appuntamenti elettorali?

Al di là dei fatti pasticciati a cui stiamo assistendo attoniti, noto una grande rabbia verso i partiti tradizionali e vedo che molti stanno volgendo lo sguardo verso il Movimento 5 Stelle. Tutto sommato, concordo con Cacciari nel dire che poteva andare peggio, visto quanto accaduto altrove con Alba Dorada o Marie Le Pen. Anche il M5S, però, ha un problema di classe dirigente, che non so come venga selezionata. Probabilmente, con il criterio della fedeltà al capo. Mi auguro che si ridefinisca un perimetro tra il Pd e quel che è rimasto alla sua sinistra, in cui il faro si rappresentato dalla prima parte della Costituzione, che ancora deve essere pienamente applicata. E lo dico pensando agli ultimi dati di Istat, Ocse e dello Svimez, da cui abbiamo recentemente appreso che 512 mila giovani siciliani rientrano tra i “Neet”. Di fronte a questi numeri, mi chiedo come si possa pensare che la priorità sia l’architettura istituzionale.

Vincenzo Figlioli

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Tags: comitato marsalese per il no al referendumNino Rosoliareferendum 4 dicembre 2016