Duro colpo al settore bancario trapanese. Accogliendo la proposta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, il Tribunale di Trapani ha infatti disposto l’amministrazione giudiziaria, per sei mesi, per la Banca di Credito Cooperativo di Paceco, con sedi e filiali nei maggiori centri della provincia. Secondo le prime notizie, l’istituto sarebbe gestito e amministrato da tempo da personaggi collegati alle famiglie trapanesi di Cosa Nostra. L’indagine è condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo.
“La misura viene adottata quando si ritiene che una determinata impresa possa essere coinvolta in contatti e in attività collegati alla criminalità organizzata. E questa è una delle ipotesi del caso che ci riguarda”, ha spiegato nel corso della conferenza stampa il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, che ha coordinato l’inchiesta con il Procuratore aggiunto Dino Petralia.
“La Banca di credito cooperativo di Paceco ‘Senatore Pietro Grammatio’ è stata gestita e amministrata negli ultimi anni, e addirittura dalla sua creazione, da soggetti in contatto con ambienti legati alla criminalità organizzata o da soggetti ritenuti vicini alla mafia – ha spiegato ancora Lo Voi – Ci sono stati alcuni personaggi che, di fatto, controllavano e indirizzavano le scelte operative della banca”.
“Sono emersi anche dei collegamenti con la massoneria – ha sottolineato il Procuratore aggiunto Dino Petralia – non sappiamo se ci sono collegamenti anche con la massoneria non ufficiale. E’ la prima volta che una banca finisce sotto amministrazione giudiziaria”.
Durante l’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo è emerso che 326, tra soci e rappresenti della banca, avevano avuto problemi giudiziari. Per undici, tra loro, si erano inoltre evidenziati collegamenti con la criminalità organizzata.