Si terrà domani pomeriggio all’obitorio di Trapani l’esame autoptico sul corpo di Anna Manuguerra, la casalinga di Nubia, uccisa domenica all’ora di pranzo dalle coltellate inferte dal marito Antonio Madone. Una vicenda che ha ancora una volta conferma la presenza di sacche di violenza pronte a esplodere drammaticamente all’interno di molti nuclei familiari: la donna, infatti, non aveva mai presentato alcuna denuncia alle autorità, preferendo evitare che la comunità venisse a conoscenza degli atteggiamenti violenti del marito. Ciò, nonostante il suo legale, l’avvocato Vincenzo Maltese, le avesse consigliato più volte di procedere per vie legali, informandola sulle procedure da seguire in casi del genere. Anna Manuguerra preferì seguire la strada della separazione giudiziale e lo scorso 7 novembre si era tenuta la prima udienza in cui era stato disposto che Madone avrebbe dovuto versare 300 euro al mese alla moglie, convinta a sua volta che si potesse concretamente trovare un accordo per chiudere il rapporto coniugale in maniera serena.
Il resto, purtroppo, è storia delle ultime ore: con l’efferato delitto consumatosi intorno alle 13 di domenica, l’allarme lanciato dalla madre di Anna che ha immediatamente avvertito Gaspare, uno dei tre figli della coppia, il quale a sua volta ha chiamato il 118 cercando inutilmente di rianimare la madre. Nel pomeriggio, poi, l’arresto da parte dei carabinieri di Antonio Madone, che è già stato sentito dal pm e per il quale è prevista domani mattina l’udienza di convalida. Oggi gli inquirenti hanno sentito anche gli altri due figli di Anna Manuguerra e Antonio Madone, Maria Grazia e Giuseppe, che come il fratello vivono ormai da tempo fuori dall’abitazione familiare d’origine.
La vicenda, naturalmente, ha colpito molto la comunità locale.
Solidarietà umana e vicinanza cristiana alla famiglia di Anna Manuguerra è stata espressa dell’Azione Cattolica diocesana di Trapani, che ha inviato una nota agli organi di stampa:
“Un altro nome si aggiunge alla lunga lista delle donne uccise tra le mura domestiche. Ieri la mano di Antonino ha fermato la vita di Anna, sua ex moglie, in una frazione della nostra diocesi – afferma la presidente diocesana di Azione Cattolica, Dalila Ardito – Solo nel 2015 abbiamo contato in media una vittima ogni due giorni e ancora adesso facciamo i conti con una violenza che non riusciamo a trasformare in speranza. L’amore non può trasformarsi in violenza. E’ necessario un nuovo e importante investimento educativo per riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, distinguendo l’amore da ciò che non lo è assolutamente, da forme possessive più o meno mascherate. A pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, questa ennesima tragedia ci richiama al forte senso di responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri: esserci, ed esserci con l’amore che appassiona alla vita al punto da donarla per gli altri, senza alcun diritto di toglierla a nessuno. Esserci per ogni donna e ogni uomo, perché una donna sostenuta può trovare più coraggio nel denunciare e forse un uomo lasciato meno solo è capace di un amore diverso, un amore che profuma di vita, che germoglia sempre. Mentre esprimiamo la nostra solidarietà umana e vicinanza cristiana alla famiglia coinvolta e alla comunità ferita da questa tragica notizia, mentre preghiamo per Anna e ricordiamo le altre donne del nostro territorio vittime di violenza omicida, rinnoviamo il nostro impegno personale e associativo a sostenere e promuovere, ad ogni livello, la cultura del rispetto di ogni vita e della tutela della dignità della persona, convinti che proprio sul tema della violenza sulle donne è necessario convogliare un “di più” di energie, un “di più” di capacità di scorgere i segnali di allarme, un “di più” di amore”.