“Unanimità senza unanimismi ipocriti”. Questo uno dei concetti chiave ribaditi dalla neosegretaria del Pd di Marsala Antonella Milazzo. E in effetti non ci sono state candidature alternative a quella del deputato regionale. Tuttavia, qualche intervento di dissenso c’è stato, proveniente da una fetta del partito che resta fuori dalla nuova direzione e non ha condiviso il metodo con cui si è arrivati al congresso straordinario e alla candidatura unitaria di Antonella Milazzo.
“Mi sento disorientata” ha affermato Giuliana Zerilli, che aveva fatto parte della direzione di Alberto Di Girolamo e aveva sfiorato l’elezione al Consiglio comunale, risultando la prima tra i non eletti nella lista del Pd. La Zerilli ha lamentato la mancanza di dibattito interno su una serie di questioni: l’abbandono del consigliere Cimiotta (finito nel Psi), l’ingresso nel Pd dei Democratici per Marsala di Enzo Sturiano, la presunta apertura a Massimo Grillo. Poi l’invito a governare la città “non a vista, ma con il nostro punto di vista”. “Se ci limitiamo all’ordinaria amministrazione – ha proseguito Giuliana Zerilli – non avremo mai una città in cui i nostri figli e i nostri nipoti potranno desiderare di tornare a vivere. Dal nuovo segretario mi aspetto che si occupi del lavoro, dell’ospedale, del caporalato, degli immigrati. Mi aspetto che intervenga perchè una volta per tutte finisca questo balletto di posizioni che non si capiscono da parte del nostro gruppo consiliare, che in talune circostanze non ha dato un bell’esempio e non è stato d’aiuto all’amministrazione. Non ci è stato consentito di ragionare nel merito delle questioni. Se ci fosse stato consentito, avremmo celebrato un congresso più unitario. Alcuni di noi sono stati cancellati. Io non me ne vado. Fin quando questo partito in qualche modo continuerà a rappresentarmi, resterò. Cercherò altri luoghi, altri momenti in cui esprimere il mio pensiero. Lo devo ai 564 elettori che mi hanno dato il loro consenso nell’ultima competizione elettorale”.
Molto duro anche l’ex consigliere comunale Gaspare Galfano, che era stato tra i pochi ad astenersi anche tre anni fa, quando fu eletto Alberto Di Girolamo (“mi era sembrata una cosa calata da Palermo”). “Sono tra coloro che non voleva fare il congresso straordinario, che a mio giudizio non andava celebrato. Si potevano rivisitare gli organismi dirigenti”. Poi, la stoccata a chi ritiene di poter cancellare con questo congresso quello che si sarebbe dovuto tenere il prossimo anno. “Nel 2017 si dovrà andare necessariamente al congresso ordinario su cui poi ci dovremo confrontare su molte cose. E’ sbagliato pensare che è stato anticipato il congresso 2017”. Galfano si è comunque dichiarato pronto a dare il proprio contributo su una serie di temi (cave di tufo, agricoltura, serre, Piano regolatore della città, scorrimento veloce, ex polveriera, immigrazione), “se il Pd lo ritiene utile”. “Voglio un partito chiaro e trasparente e non di tipo massonico”, ha concluso Galfano, prima di lasciare spazio a un altro intervento critico, da parte di Enzo Russo. “Mi auguro che questo partito si confronti nella verità. Non è vero che il partito è unito”, ha dichiarato l’ex presidente della Provincia che era stato contattato da alcuni dirigenti democratici per candidarsi alla segreteria. Invito declinato da Russo: “Ho scelto di rimanere leale con Alberto e Antonella. Ma una telefonata me la sarei aspettata”.