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Pif a Erice per presentare il suo film sullo sbarco degli alleati in Sicilia: “Accordo con la mafia frutto del pragmatismo americano”

Erice, la mafia e gli americani. Sono questi i tre temi che hanno caratterizzato la conferenza stampa di “In guerra per amore”, atteso secondo lungometraggio di Pierfrancesco Diliberto girato lo scorso anno sul Monte San Giuliano.

“Una prova d’amore per Erice”, ha spiegato Pif ringraziando la comunità e le numerose comparse locali per la disponibilità mostrata nonostante la “nuvola di Venere” abbia rallentato spesso le riprese. C’era però, da parte del regista, il desiderio di ambientare il suo secondo film in una Sicilia diversa da quella immortalata da Giuseppe Tornatore o nelle fiction di Montalbano, che hanno per lo più privilegiato la zona orientale. Al contempo, per Pif non c’erano le condizioni per utilizzare come set i luoghi – Gela, Licata o Scoglitti – in cui effettivamente sbarcarono gli americani durante la Seconda Guerra Mondiale. Da qui dunque la scelta di Erice, ribattezzata per l’occasione Crisafullo. Una scelta che, al di là dell’immediato accostamento a uno dei più noti e discussi dirigenti della sinistra siciliana – il ras di Enna Mirello Crisafulli – inizialmente aveva lasciato perplesso il sindaco Giacomo Tranchida: “Abbiamo avuto un’accesa discussione una sera a cena. Poi ho letto la sceneggiatura, ho imparato tante cose e ho capito che dietro c’era una storia che parlava del riscatto di questa terra. Così l’indomani ho detto a Pif che avrebbe potuto chiamare il paese come voleva, suggerendogli però di dedicarlo alla memoria di Sebastiano Bonfiglio”. Primo sindaco della valle, Bonfiglio all’età di 42 anni, nel 1922, fu brutalmente ucciso dalla mafia agraria dell’epoca su mandato dei latifondisti.

Rispetto ai legami tra americani e Cosa Nostra, Pif ha invece sottolineato come siano da inserire nel generale pragmatismo che gli Stati Uniti hanno spesso dimostrato, alleandosi con i gruppi locali in grado di aiutarli a raggiungere in pochi giorni quel controllo del territorio che si sarebbe potuto comunque ottenere in tempi più lunghi e di fare poi da sentinella contro i nemici esterni. Un atteggiamento che ha portato durante la Seconda Guerra Mondiale all’accordo con la mafia siciliana e più recentemente a sostenere i mujaheddin in Afghanistan durante l’invasione sovietica.

Pif parla dello sbarco degli americani in Sicilia (VIDEO)

Il sindaco Giacomo Tranchida e Pif presentano alla città “In guerra per amore”, prima della proiezione del film

Pif si sofferma poi sul suo impegno artistico contro la mafia: “Per raccontare quella attuale preferisco prendere una telecamera e parlarne in tv. Il cinema lo vedo come uno strumento più adatto per raccontare il passato”. Da qui la scelta di dedicare il suo primo film – “La mafia uccide d’estate – alla mattanza dei corleonesi tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta e il secondo – “In guerra per amore” – alla genesi di un processo che portò Cosa Nostra a condizionare gran parte della storia italiana della prima Repubblica, svolgendo fino alla caduta del Muro di Berlino una funzione di controllo rispetto al pericolo (o allo spauracchio) di un’invasione comunista.

Quando invece pensa alla Sicilia di oggi, Pif rigetta l’eterna definizione di “terra del Gattopardo”: “Ormai è un alibi culturale. Se penso alla Palermo di quando avevo 10 anni e alla Palermo che vive adesso un ragazzino di 10 anni non si può non dire che le cose sono cambiate in meglio. Possiamo dire, al massimo, che dovrebbero cambiare più velocemente. E infatti, oggi, più che la mafia mi dà fastidio la pigrizia”. In attesa di poter realizzare in futuro il sogno di un film sul maxiprocesso, Pif preannuncia infine che nel suo prossimo lungometraggio non parlerà di mafia, accennando anche a un progetto riguardante i partigiani in Emilia Romagna.

A Erice tornerà tra qualche settimana, non appena sarà definito l’iter per la cittadinanza onoraria, preannunciata dal sindaco Giacomo Tranchida. “Pif è giovane siciliano che getta il cuore oltre l’ostacolo, rappresenta il riscatto di questa terra. Abbiamo dato la cittadinanza onoraria in questi anni a Giuseppe Linares, al questore Gualtieri, la daremo a don Ciotti, nell’ambito di un percorso che riteniamo ci aiuti verso il riscatto. Perchè la Sicilia non può essere solo rappresentata con la mafia e i cannoli”.

Vincenzo Figlioli

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Tags: ericeGiacomo TranchidaPif