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A Marsala i rami cadono e non è solo colpa del vento…

Secondo la scala di Beaufort, adottata dal Comitato Meteorologico Internazionale dal 1874, i venti vengono classificati in 12 gradi di intensità in base alla velocità: lo scirocco che ha sferzato la nostra città, nelle giornate di giovedì e venerdì scorso, ha raggiunto velocità medie di 70 Km/h, con raffiche di intensità maggiore, tali da inserirlo all’ottavo grado della stessa scala. Si parla in questi casi di burrasca moderata, cioè di venti che spirano a 34-40 nodi e provocano la rottura di rami dalle piante e rendono quasi impossibile il moto controvento. In effetti, un tappeto di rami, di piccole e medie dimensioni, e foglie strappate dalla furia del vento hanno ricoperto i marciapiedi e le strade del centro cittadino; altri rami di dimensioni maggiori, cadendo dal ficus di piazza del Popolo, hanno provocato ingenti danni ad un’automobile parcheggiata sotto la proiezione della chioma e, in un altro caso, la cospicua porzione di ailanto che si è schiantata al suolo, nelle immediate vicinanze del teatro Impero, non ha provocato danni a cose e persone, ma le conseguenze sarebbero potute essere ben diverse. È giusto affidarsi al fato? È corretto trovare giustificazioni nella forza del vento, in un luogo in cui tali fenomeni atmosferici non sono affatto rari? Siamo sicuri che sia stato fatto tutto il possibile per evitare che i rami e gli alberi venissero giù? Non è la prima volta che a Marsala si verificano tali eventi: ogni volta che il vento di maestrale o scirocco imperversa sul nostro territorio si spezzano rami o cadono porzioni più o meno grandi di alberi. È già successo in via Sibilla, in via Amendola, in piazza della Vittoria, per ricordare i casi più recenti. Tutte le volte si è operato d’urgenza effettuando drastici tagli di riduzione della chioma arrecando un ulteriore danno alla pianta.

Esiste una programmazione della manutenzione ordinaria e straordinaria del verde cittadino? Oltre agli ormai classici interventi di sagomatura dei ficus (Ficus microcarpa) che adornano le vie cittadine e agli irrazionali interventi cesori sui monumentali Ficus magnolioides di villa Cavallotti non sembra ci sia altro di concreto. Il recente piano di messa in sicurezza dell’alberata di via Sibilla, con numerosi abbattimenti di piante pericolose, non è sufficiente. Ritornando all’esame delle piante coinvolte in questi ultimi giorni, è stato rilevato che i rami caduti dal Ficus magnolioides di piazza del Popolo erano compromessi da processi necrotici e carie fungina; potenzialmente pericolosi perché non più totalmente vitali, il loro distacco sarebbe potuto avvenire anche in condizioni meteorologiche meno avverse.

L’ailanto (Ailanthus altissima) di piazza della Vittoria presenta un esteso processo di degradazione dei tessuti legnosi interni al fusto ed al castello già facilmente individuabili prima della caduta a causa di vistose cavità esposte. Insomma, il verde cittadino è da tempo ormai abbandonato a se stesso, si spendono parecchi quattrini per interventi inutili di messa in sicurezza che riducono gli alberi a veri e propri attaccapanni quando, invece, basterebbe effettuare alcune indagini strumentali per capire che molte piante sono ormai irrecuperabili e da abbattere. Bisognerebbe avere il coraggio di proporre una soluzione alternativa, una graduale sostituzione delle piante ingombranti, vetuste ed ammalorate con alberi giovani dotati di caratteristiche idonee al contesto urbano (dimensioni contenute, basse esigenze manutentive, alta resistenza alle malattie e presenza di fioriture o fruttificazioni ornamentali) capaci di migliorare la veste delle vie cittadine sia sotto l’aspetto estetico che gestionale-economico.

Pietro Marchetti

Agronomo

redazione

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