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Rapine in provincia: sgominata banda criminale. In manette 14 persone

Sono 14 le persone arrestate nelle prime ore di questa mattina fra Mazara del Vallo, Castelvetrano e Palermo nell’ambito dell’operazione “Coyote”, eseguita dalla Polizia di Stato di Trapani.

Il provvedimento restrittivo è giunto a coronamento di una complessa ed articolata attività di indagine, condotta da personale del Commissariato di Mazara del Vallo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Marsala, dallo scorso mese di gennaio alla metà di aprile 2016, a carico di un numeroso gruppo di soggetti dediti alla commissione di rapine ai danni di istituti bancari ed attività di vendita al dettaglio di oggetti preziosi.
In particolare, personale del Commissariato di P.S. di Mazara del Vallo, delle Squadre Mobili di Trapani e di Palermo, del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo e della Squadra Cinofili dell’U.P.G.S.P. della Questura di Palermo, ha eseguito un’Ordinanza di Applicazione di Misura Cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Marsala, Dott.ssa Annalisa AMATO, a carico di 14 soggetti, con contestuale esecuzione di numerosi decreti di perquisizione a carico degli indagati.
Il G.I.P. ha pienamente avvalorato la tesi investigativa, formulata dall’organo di polizia giudiziaria e condiviso dal P.M. che ha coordinato le indagini, ed ha, pertanto, disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere per Aldo Ferro, pregiudicato mazarese di 47 anni; Giuseppe Genco, pregiudicato mazarese di 42 anni;Giovanni Natalizii, mazarese con pregiudizi di polizia di 28 anni; Fabio Comito , pregiudicato palermitano di 37 anni; Fabio Mustacciolo, alias “Fabio gnè gnè”, pregiudicato palermitano di 32 anni; Emanuele Rubino, pregiudicato palermitano di 28 anni, già sottoposto alla misura cautelare delle custodia cautelare in carcere presso la Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo nell’ambito del procedimento penale scaturito dal tentato omicidio di un cittadino del Gambia, avvenuto a Palermo, in via Maqueda, lo scorso 2 aprile 2016; Marco Ferrante, pregiudicato palermitano di 27 anni.

Agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono finiti: Giuseppa Aguanno, mazarese di 40 anni; Luigi Terzo, mazarese con pregiudizi di polizia di 40 anni; Tommaso Roberti, pregiudicato palermitano di 23 anni; Carmine Zambon, pregiudicato di origini napoletane, domiciliato a Palermo, di 33 anni.

Obbligo di dimora nel comune di residenza invece per: Carmen Clara Villavicencio Gallon, cittadina ecuadoregna di 34 anni, domiciliata a Mazara del Vallo; Sami Sabani, di origini jugoslave, di 55 anni, domiciliato a Castelvetrano; Sabina Sabani, castelvetranese di 21 anni.

Le indagini hanno avuto avvio nello scorso mese di gennaio 2016 e si sono protratte freneticamente fino alla metà del mese di aprile. In particolare, al fine di contrastare il dilagare del fenomeno delle rapine, dei furti ai danni delle attività commerciali e di quelli in abitazioni, era stata da tempo intrapresa un’apposita attività d’indagine su diversi soggetti di Mazara del Vallo, pregiudicati per reati contro il patrimonio di rilevante gravità. Si era così appreso che sul territorio mazarese era stato costituito ed operava un gruppo criminale ben radicato, un vero e proprio cartello di rapinatori, composto, tra gli altri, da Giuseppe Genco, Aldo Ferro e Giovanni Natalizii.
Questi, secondo quanto confermato anche dalla informazioni provenienti dalle fonti confidenziali, avevano intensificato le loro attività criminali, prendendo di mira attività commerciali quali tabaccherie, profumerie, attività di vendita di apparecchiature elettroniche, laboratori di lavorazioni di preziosi ed inoltre avevano messo a segno delle rapine in abitazioni, in circostanze non meglio specificate.
Il gruppo, che risultava essere anche in possesso di diverse armi comuni da sparo, utilizzate anche per la commissione delle rapine, si era avvalso della collaborazione di un soggetto palermitano, stabilmente residente a Mazara del Vallo, identificato per Luigi Terzo, gestore di una sala giochi sita a Mazara del Vallo, in via Valdemone, utilizzata quale luogo di ritrovo per la pianificazione delle attività criminose da compiere e per la custodia stessa delle armi di cui era in possesso.
Le successive investigazioni hanno permesso di ricostruire un contesto criminale assai più complesso ed allarmante di quello inizialmente ipotizzato. È emerso nitidamente, innanzitutto, il ruolo centrale ricoperto da Fabio Comito, soggetto palermitano con svariati precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio e, soprattutto, in materia di sostanze stupefacenti.
Questi ha dimostrato di avere comunione di interessi criminali di natura stabile e duratura con i soggetti mazaresi sopra elencati, con speciale riferimento all’accurata pianificazione e commissione di rapine ai danni di istituti bancari ed attività commerciali di vendita di oggetti preziosi.
Nel contempo, Giovanni Natalizii si è dimostrato l’anello di congiunzione tra i mazaresi e due pericolosi gruppi di soggetti con precedenti penali e di polizia specifici per rapina, aventi per epicentro i due noti quartieri palermitani ad alta densità criminale di Ballarò e Brancaccio.
In particolare, i sopra elencati soggetti sono pesantemente indiziati, a vario titolo, di tre gravi reati, commessi tutti nel 2016, rispettivamente il 9 gennaio a Vita, il 3 febbraio a Marsala ed il 9 febbraio a Partanna.

La rapina mano armata nella gioielleria di via Garibaldi a Vita

Nel tardo pomeriggio del 9 gennaio 2016 era stata commessa una rapina a mano armata, da più persone, alcune delle quali con il viso nascosto, ai danni della gioielleria sita nel comune di Vita, in via Garibaldi, alla quale erano stati sottratti oggetti preziosi per un valore di oltre 80.000 euro.
È stato dato inizio ad una complessa attività di indagine, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, che ha permesso di raccogliere gravi elementi a carico di  Giuseppa Auguanno, Aldo Ferro, Giuseppe Genco, Luigi Terzo, Giovanni Natalizii in ordine alla commissione dei reati di rapina pluriaggravata in concorso e di detenzione illegale di una pistola, utilizzata per commettere il reato. Il successivo sviluppo delle indagini, che si sono via via arricchite con l’attivazione di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, a carico dei soggetti che man mano sono risultati coinvolti nelle vicende delittuose, ha permesso di documentare la responsabilità penale riconducibile agli odierni indagati e, in alcuni casi, di sventare i loro propositi criminosi di seguito illustrati.

Tentata rapina presso una gioielleria in via Itria a Marsala

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Nella serata del 3 febbraio 2016, grazie ad una lucida analisi in tempo reale del materiale probatorio proveniente dalle intercettazioni in corso, si erano potuti comprendere per tempo i propositi criminosi del gruppo, allertando tempestivamente il personale del Commissariato di Polizia di Marsala e giungendo così a sventare una rapina ai danni di una gioielleria di quel centro, sita in via Itria; il gruppo criminale era stato costretto, quindi, ad una rocambolesca fuga. Tanto nella rapina commessa a Vita, quanto in quella fallita a Marsala, il gruppo ha dimostrato di utilizzare uno schema ben rodato ed efficace: ottenuto l’accesso al negozio di preziosi da parte di una finta coppia, il cui ruolo femminile è stato interpretato, in entrambi i casi, da Giuseppa Auguanno, entrava in azione il resto del commando, armato e travisato, per far razzia di oggetti preziosi.
Gli elementi acquisiti in ordine a tale episodio hanno permesso di deferire Giuseppa Auguanno, Aldo Ferro, Giuseppe Genco, Fabio Comito, Tommaso Roberti, Carmine Zambon per il reato di tentata rapina pluri aggravata in concorso.
Ferro, proprietario di una delle autovetture utilizzate per commettere il reato, rimasto imbottigliato nel traffico durante la fuga, ha dovuto abbandonare sbrigativamente il veicolo, al quale era stata applicata una targa precedentemente rubata. Al fine di precostituirsi un alibi, lo stesso non si è fatto scrupolo di denunciare falsamente il furto dell’autovettura. Conseguentemente, è stato deferito, altresì, per i reati di ricettazione e simulazione di reato.

Rapina ai danni della filiale del Monte dei Paschi di Siena a Partanna

Pochi giorni dopo, Natalizii e Ferro avevano costituito un altro commando, unitamente ad un gruppo di soggetti palermitani del quartiere di Brancaccio, composto da Fabio Mustacciolo, Marco Ferrante e Emanuele Rubino, con il quale avevano perpetrato una rapina ai danni della filiale di Partanna del Monte dei Paschi di Siena, portando via la somma di 37.000 euro.
Nell’occasione, determinante era stato il ruolo assunto dapprima da Sami e Sabina Sabani, grazie ai quali era stata messa a disposizione del gruppo, subito dopo il colpo, un’abitazione di cui avevano disponibilità, poco distante dall’istituto bancario, dove si erano potuti nascondere; successivamente, analogo ruolo era stato assunto da Carmen Clara Villavicencio Gallon, che gli aveva offerto ospitalità e riparo a Mazara del Vallo per il tempo necessario a far calmare le acque.
Le indagini svolte in merito al grave fatto delittuoso hanno permesso di deferire gli otto soggetti per il reato di rapina pluriaggravata in concorso.

Altri progetti criminosi sventati grazie alle indagini

La polizia giudiziaria ha inoltre sventato, in due distinte occasioni, ulteriori propositi criminosi del gruppo.

Il 5 febbraio 2016, alcuni dei soggetti elencati si erano recati nel territorio di Ascoli Piceno, con il dichiarato intento di mettere a segno un colpo ai danni di una non meglio precisata gioielleria. Anche in quel caso, grazie alla tempestiva analisi del materiale probatorio proveniente dalle intercettazioni, è stata segnalata alla Squadra Mobile della Questura di Ascoli Piceno la presenza del gruppo in quel centro ed è stato possibile dare le indicazioni che hanno permesso a quell’organo investigativo di giungere all’arresto di Giuseppe Genco e di Marco Cusumano, pregiudicato palermitano di 33 anni, colti nella flagranza del reato di detenzione illegale di arma da fuoco e di munizioni, ex art. 4 della legge n. 895/1967. Tale inconveniente aveva costretto il resto del gruppo a desistere dal proprio intento criminoso.

Nei giorni successivi, Fabio Comito e Giovanni Natalizii, avevano riorganizzato un gruppo per recarsi nuovamente ad Ascoli Piceno, dimostrando di voler tentare nuovamente di mettere a segno il colpo fallito nella precedente occasione. Anche in questo caso, l’attenta e immediata analisi del materiale probatorio, proveniente dalle intercettazioni, ha permesso di fornire alla Squadra Mobile di Ascoli Piceno informazioni tali da sventare sul nascere il proposito criminoso del gruppo che, peraltro, nella circostanza è stato trovato in possesso di monili preziosi ritenuti provento della rapina commessa ai danni della gioielleria di Vita il 9 gennaio 2016. Gli stessi, dopo essere stati sottoposti a scrupoloso controllo da quella P.G., sono stati raggiunti da foglio di via del Questore di Ascoli Piceno.

Gaspare De Blasi

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Tags: polizia