Il cuore dell’Italia è stato sepolto vivo. Finora sono 247 le vittime accertate, ma il bilancio è ancora provvisorio. È certo che molti bambini sono rimasti uccisi. Tre paesi sono scomparsi. Ridotti a mucchi di pietre sotto le quali alcuni sono morti subito, altri dopo aver atteso invano, alcuni sono stati ritrovati e saranno loro a raccontare quello che è successo. Saranno le pietre vive affinché questo non accada più. Affinché non si ripeta quello che accadde a Gibellina nel ’68, a L’aquila nel 2009, in Emilia nel 2012 e in Irpinia nel 1980. Ma quest’elenco mi smentisce subito. Le pietre vive, i superstiti di certo hanno raccontato, hanno testimoniato, hanno ricordato. I valorosi volontari sono pagine vive di storia dei nostri tempi che mai potranno dimenticare. E poi c’è il lavoro dei cronisti che immortala per sempre gli scempi. Eppure l’Italia si mostra spesso immemore. E a dirlo non sono certo io, ma sono i fatti. Ieri un geologo ha detto che la zona di Accumoli e Amatrice è quella di rischio sismico 1. Quindi si sapeva già che poteva accadere. Come si sa in Giappone dove tutti gli edifici sono adeguati affinché resistano alle onde sismiche. In Italia però si sa, ma ci si affida alla buona sorte che, come è noto, essendo cieca, a volte si volge verso il “Bel Paese dove il sì suona”, altre lo abbandona.
Nelle ultime 24 ore in 247 hanno pagato per questa scelta, o non scelta, che dir si voglia. Però l’occasione invita ai messaggi di solidarietà da parte di politici di qualsivoglia orientamento che non vedono l’ora di trovare eccellenti predellini per far sentire quanto è sensibile il loro animo. Domani però sarà tutto finito. I morti saranno seppelliti, dopo essere già stati sepolti vivi da un fato infame, o forse piuttosto da una gestione irresponsabile e miope del nostro bellissimo Paese. Non molti ricorderanno che Marsala era stata scelta da un accademico dell’Academy of Science of Praga per studiare i terremoti. Si chiama Pavel Kalenda e sostiene che il terremoto non è un evento isolato, ma è l’esito di un processo. Una specie di domino tra le faglie terrestri (chiedo scusa se i miei termini non sono appropriati e precisi) che quindi, secondo l’esperto, potrebbe essere previsto in anticipo. La società scientifica dice che non è possibile prevedere dove accadrà un terremoto, ma nel Medioevo i cattedratici sostenevano che la terra fosse piatta e all’epoca di Galileo che fosse il Sole a girarle attorno. Dico questo solo per sottolineare il concetto di relativismo che dovrebbe indurre l’uomo a superare le sue stesse certezze in nome della scoperta e della conoscenza. Ecco, Pavel Kalenda, docente dell'”Academy of Science” di Praga studiava per questo e nel 2009 aveva collocato a Marsala, nelle cave del Parco che appartiene a Leonardo Foderà che si trova in contrada Sant’Anna, un pendolo informatico che faceva parte di un sistema di monitoraggio che abbracciava tutta Europa per un’area di oltre 600milioni di chilometri, allo scopo di comprendere ogni movimento delle zolle terrestri. Dico “aveva messo” perché adesso il pendolo non c’è più. I ripetuti furti di cavi di rame, diverse volte hanno reso lo strumento non utilizzabile e per questo lo scienziato ha desistito. Non so se lo studio sia ancora in corso, ma posso di certo affermare che per la nostra città si è trattata di un’occasione perduta. Una delle tante.