È stata raggiunta, nella serata di ieri, l’intesa tra la giunta, l’Ufficio Tecnico di Alcamo e il Genio Civile di Trapani sull’approvvigionamento idrico: disciplinare la gestione dei pozzi attraverso un regolamento che dovrà essere discusso ed approvato in consiglio comunale. Il sindaco Surdi “Nessuno può considerarsi padrone di un bene pubblico primario come l’acqua”.
Se vi è stato in Sicilia un business che la malavita ha cercato di tenere sempre sotto controllo, sicuramente, è quello della gestione dell’acqua, grazie al susseguirsi delle ondate di crisi idriche che hanno colpito l’isola. A testimonianza del grande affare condotto dai malavitosi si possono leggere, ancora oggi, pagine e pagine di documenti stilati dalle commissioni parlamentari in materia, ma non solo. Infatti, nel rapporto “L’acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali” di Umberto Santino, presidente del Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato, viene spiegato che “Sull’isola piovono in media 7 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, quasi il triplo del fabbisogno calcolato in 2 miliardi e 482 milioni di metri cubi, tra fabbisogno agricolo, industriale e alimentare”. Dunque, si tratta di una crisi idrica oppure di una crisi di legalità quella che concerne l’attingimento dell’acqua in territorio siculo? La citata relazione che inizia con il paragrafo “I lupi e gli agnelli” venne pubblicata nei primi anni 2000, quando nell’isola prorompeva una delle più grandi crisi idriche, fronteggiata dall’allora presidente della Regione, Totò Cuffaro (oggi libero dopo avere scontato la pena per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio), il quale insediatosi da poco meno di un anno, secondo alcuni cronisti dell’epoca, diventò “a pretesa” commissario delle acque in Sicilia.
La crisi idrica ad Alcamo
Dunque, il nuovo millennio siciliano iniziava con una delle emergenze idriche più importanti che, non risolta per circa 16 anni, è diventata nel frattempo cronica. Tutte le principali città sotto il simbolo della trinacria cominciavano a lamentare la sete d’acqua, e gli amministratori dell’epoca chiedevano disposizioni al governo regionale per non lasciare i cittadini a secco. Anche ad Alcamo, nel 2002 governata allora dal sindaco Giacomo Scala, si registrarono problemi di siccità. Infatti, di fronte al fatto che le fonti d’acqua a disposizione della città non riuscivano a soddisfare il fabbisogno degli alcamesi, che in estate si trasferiscono in massa ad Alcamo Marina, la località balneare priva di rete idrica, si prospettò la soluzione di concedere l’utilizzo di pozzi privati da cui poter attingere l’acqua. La concessione ai proprietari venne rilasciata lo stesso anno dal Genio civile della provincia di Trapani. Così, si consentiva agli autotrasportatori autorizzati di attingere da queste fonti private, contribuendo a sopperire le necessità idriche delle famiglie alcamesi. Ma quella che doveva essere solo un’emergenza, si è trasformata nel tempo in un’incolmabile esigenza di dissetare certi affari. Ad una situazione di temporanea scarsità d’acqua, contrastata rispettando la legge, se ne è aggiunta un’altra, parallela, che accanto alla crescente domanda ha registrato nello stesso tempo anche un aumento dell’offerta, a tratti limpida, a tratti torbida. Situazioni tipiche della Sicilia, di quelle che “Si sa ma non si dice”. È, così, che iniziano a sgorgare i pozzi abusivi.
La chiusura dei pozzi privati nell’estate 2016
Quando scoppia un’emergenza solitamente questa non avvisa chi ne viene colpito. E, in Sicilia, capita spesso che l’allarme suona la vigilia di una festa. Quest’anno ad Alcamo è accaduto nella settimana di ferragosto. Venerdì scorso, infatti, viene diffusa la notizia dello stop al rinnovo delle concessioni ai proprietari dei pozzi d’acqua da parte del Genio civile di Trapani, il quale il 9 agosto inviava tramite PEC una ordinanza di sigillatura dei quattro pozzi in regola al sindaco Domenico Surdi. Sono trascorsi 7 mesi dalla scadenza delle licenze, il cui rinnovo è previsto ogni 31 dicembre. Eppure, si è aspettato tutto questo tempo per dare esecuzione a quella che era stata la valutazione degli uffici comunali: niente crisi idrica, chiusura pozzi fino ad allora autorizzati. Unica fonte di approvvigionamento d’acqua, quindi, diventa l’acquedotto comunale c.d. “Bottino”. Apriti cielo! Sui social si scatenano fuoco e fiamme, si diffonde il panico sostenendo che in città si rimarrà senz’acqua, che si sono formate file di autobotti alla fonte comunale, che è raddoppiato il prezzo dell’acqua fino a 100 euro. In termini numerici, la differenza per il consumatore tra un’acqua non potabile e quella potabile comunale è di 0,80 euro per 1000 litri. “L’aumento riguarda semmai il trasporto” aveva dichiarato l’assessore Roberto Russo in questi giorni, informando i cittadini che si stanno valutando altre ipotesi.
Abbiamo deciso di sentire gli autotrasportatori per sapere come stavano le cose. Una sola certezza dalle loro parole “Non c’è stato alcun raddoppio del prezzo”. D’altronde sarebbe stato difficile per le 4 ditte autorizzate, circa 10 autobotti in totale, chiedere ai clienti un aumento ingiustificato dei prezzi. Infatti, sarebbero insorte le associazioni a difesa dei consumatori presenti ad Alcamo: Noi consumatori, Alleanza e tutela consumatori, Adiconsum, Federconsumatori, Konsumer, sotto ferragosto tutte in ferie. Ad oggi, non ci risulta che abbiano diffuso un comunicato stampa segnalando irregolarità presenti nel mercato del trasporto dell’acqua, così come è da escludere la decisione degli autotrasportatori di “fare cartello”. Vi sarebbe stata come minimo l’apertura di un’indagine da parte delle fiamme gialle. Anche questa evenienza non ci risulta. Ascoltando, però, gli autisti dei mezzi qualcosa sicuramente non quadra. Innanzitutto, il fatto che abbiano appreso della “chiusura” dei pozzi da un giorno all’altro. Possibile che i proprietari da cui si rifornivano (alcuni dei quali parenti degli stessi autotrasportatori) e che per 16 anni di emergenza idrica avevano guadagnato, non gli avessero paventato tale prospettiva? Secondo, l’ingorgo verificatosi al “Bottino”. Ci risulta, da fonti comunali, che giornalmente da venerdì 12 sono stati effettuati 25 rifornimenti, con esclusione proprio del primo giorno, quando pare siano stati contaminati dal panico gli stessi autotrasportatori, i quali sostengono di avere registrato un picco dovuto al tempo del rifornimento, nonostante i cellulari squillavano incessantemente per le chiamate dei loro clienti. Il fatto che all’acquedotto ci sia una sola postazione per fare il pieno d’acqua, avrà confuso gli autisti che sono abituati ad attingere da diversi pozzi e vicino ad Alcamo Marina, il che gli farebbe risparmiare tempo. Il problema della distanza aumentata dalla zona balneare, che dista dal centro città solo 5 km, è quello infatti più lamentato dai proprietari dei mezzi. Come dichiarato dagli stessi autotrasportatori, era loro abitudine lavorare h24 e, adesso, si son visti ridotta la possibilità di soddisfare tutti i loro clienti. Ciò che non torna è che, proprio per tale motivo, non si sfrutta appieno la possibilità di apertura del Bottino, ogni giorno, con orario continuato dalle ore 8.00 alle 20.00, e la domenica fino alle 13.00. Secondo quanto raccontato dagli autisti dei mezzi, ci si ferma alle ore 13.00 per poi riprendere alle 15.00. Deve trattarsi di una loro scelta perché, specialmente nel pomeriggio, non si riscontrano molti rifornimenti. Martedì siamo stati sul luogo a monitorare la situazione e abbiamo accertato solamente quattro autobotti fare scorta d’acqua nella fascia pomeridiana fino alle 18.00. Chi ci guadagna, dunque, in tutto questo? Per gli autotrasportatori i consumatori e chi continua a fare, a loro dire, concorrenza sleale.
“La sola cosa positiva è che l’acqua è controllata e potabile” affermano. Come se la qualità dell’acqua sia un fatto di poco rilievo, visto che è considerata “l’oro blu”. Inoltre, mentre l’acqua del Bottino è idonea ad essere utilizzata per usi domestici, quelle dei pozzi privati erano destinate al solo uso antincendio e pulizia strade, nella speranza che fossero monitorate annualmente. A questa nota positiva di qualità va aggiunta quella della legalità: la tracciabilità dei pagamenti. La procedura regolare prevede il pagamento con POS presso gli uffici del settore servizi tecnici in via Sen. F. Parrino. Scompare di fatto il profitto in nero che si ritiene essere diffuso. Le uniche a poter attingere dalla fonte comunale sono le ditte con licenza che, adesso, legate ai nuovi orari non scorrazzano più fino a tarda notte. Da qui il sorgere della questione concorrenza sleale, cioè di chi continua ad attingere ai pozzi privati e abusivi. Infatti, è facile incontrare autobotti per strada dopo la mezzanotte, a meno che si tratti dell’unico mezzo familiare degli autotrasportatori. Se non fosse così bisognerebbe chiedersi chi è alla guida dei mezzi e che tipo di acqua trasporta. Nella giornata di ieri, i proprietari delle autobotti avevano annunciato lo sciopero per la riapertura dei pozzi privati. Ma contattati per un tavolo di confronto, inizialmente, non avrebbero risposto. Dopo una giornata di riunioni, ieri sera, è stata raggiunta l’intesa tra la giunta, l’Ufficio Tecnico di Alcamo e il Genio Civile di Trapani: disciplinare la gestione dei pozzi attraverso un regolamento che dovrà essere predisposto, discusso ed approvato in consiglio comunale. “Con l’ausilio della polizia municipale verificheremo, da domani stesso, che l’accesso ai pozzi, previo opportuno controllo della qualità delle acque, sia garantito a tutti” ha affermato il sindaco, continuando “Perché nessuno può considerarsi padrone di un bene pubblico primario come l’acqua”.
Rete idrica
Tanta confusione è stata fatta tra approvvigionamento dell’acqua tramite autobotti e rete idrica inefficiente. Anche in questo caso si è gridato “A fuoco a fuoco!”. La turnazione idrica ogni 3 giorni sembra non bastare più ai cittadini. Come si è fatto fronte al problema, dunque, l’anno precedente quando i turni erano ogni 4 giorni? E a fine giugno quando si passò da 5 a 8 giorni? I problemi riguardavano una rottura all’impianto di c/da Cannizzaro e la diminuzione della portata delle sorgenti di Dammusi e di Montescuro. Poi, nel mese di gennaio scorso, il Commissario Straordinario del Comune, Giovanni Arnone, ha approvato la delibera concernente il Progetto esecutivo di “Efficientamento Energetico ed Idraulico del Sistema Idrico Cannizzaro” resosi necessario per garantire la regolarità dell’approvvigionamento idrico delle sorgenti denominate Cannizzaro per il territorio alcamese. Il Progetto è stato redatto dall’Ing. Mariano Galbo della Hydro Engineering per un importo complessivo di Euro 2.500.000,00. La gara d’appalto, gestita dall’UREGA di Trapani, è attualmente in corso. L’assegnazione ai vincitori potrebbe avvenire in autunno inoltrato. In sintesi, come dichiarato dall’assessore Russo, a ferragosto “Più di una goccia è arrivata a far traboccare il vaso”. Ma è il vaso di chi guadagnava a danno dei consumatori che quest’anno è rimasto a bocca asciutta.
Linda Ferrara