Nelle ultime settimane il dibattito politico a livello regionale è stato caratterizzato, oltre che dal solito tormento sull’emergenza rifiuti, anche dalla proposta del deputato regionale trapanese Mimmo Fazio di rivedere la normativa sulle costruzioni abusive costruite lungo i litorali. La proposta, tra l’altro, non verrà trattata all’Ars in quanto il presidente Ardizzone ha ravvisato profili di incostituzionalità. Sull’argomento era intervenuto in maniera critica anche il Ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti, a cui Fazio ha deciso di risponedere attraverso una lunga nota che pubblichiamo a seguire.
Egregio sig. Ministro,
mi spiace doverLe scrivere queste poche righe ma io non ci sto.
Non ci sto a passare per quello che vuole cementificare le coste siciliane. Non ci sto ad essere considerato, come qualcuno ha pesantemente alluso, portatore di interessi oscuri, tessitore di trame di illegalità, sostenitore di volontà altrui per biechi interessi elettoralistici. Non ci sto ad immolarmi sull’altare dell’ipocrisia che anche Ella, con le Sue autorevolissime dichiarazioni, ha contribuito ad erigere, e non sarò e non vorrò essere l’agnello sacrificale dell’ambientalismo di maniera che agita la parola sanatoria come fosse una clava ma che non ha letto una riga della mia proposta normativa, né della relazione che ne illustra la ratio.
Mi permetto di scriverLe per chiarire subito alcuni punti. Non si tratta di una sanatoria tout court, ma di un tentativo di porre rimedio alla stratificazione di errori e superficialità causata dalla classe politica della Sicilia in quaranta anni di produzione di norme urbanistiche confuse. Perché Ella comprenda occorre una breve sintesi dei fatti e una puntuale ricostruzione storico giuridica.
Sono certo, signor Ministro, che Ella avrà colto quale aberrazione di tipo giuridico sia stata prodotta. La norma del 1991 definì, con efficacia retroattiva, smentendo la circolare del 1977, che la legge del 1976 era rivolta anche verso in cittadini. Lo fece con 15 anni di ritardo e per altro modificando, sostanzialmente a mio avviso, ed innovando l’ambito soggettivo di applicazione della disposizione. Non può non rassegnarsi il fatto che il Legislatore non abbia indicato espressamente che trattavasi di interpretazione autentica e che era nella composizione fisica totalmente diverso, ed anche si presume nella volontà, di quello che si espresse nel 1976. con ciò determinando l’effetto aberrante di fare divenire abusivo chi neppure conosceva quella norma.
Alla luce di ciò ritengo di potere tranquillamente affermare, senza scandalo alcuno, che se è vero che ogni cittadino siciliano ha il diritto a vedere tutelato l’ambiente ed il paesaggio, in armonia con il dettato costituzionale, è altrettanto vero che la stessa rigorosa tutela andrebbe posta su un principio altrettanto importante e altrettanto degno di rispetto: la certezza del diritto. La certezza che ogni comportamento e ed ogni precetto derivino dalle leggi e siano da esse regolati, e la certezza che in conseguenza di ogni violazione delle norme poste a regolare i rapporti sociali, tra cittadini, e tra cittadini ed istituzioni, discendano punizioni, sanzioni, ammende, multe, pene. La certezza deve derivare da una norma che sia chiara, esplicita, dettata all’interno di un corpo di norme che con altrettanta chiarezza sia opponibile ai cittadini perché, appunto, sia precetto ed indirizzo di comportamenti univoci e chiari.
Ritiene, signor Ministro, che sia stato corretto, equo, rispondente al dovere di ogni Legislatore dire ai cittadini siciliani con 15 anni di ritardo che non avrebbero dovuto costruire nella fascia dei 150 metri dal mare?
Ritiene conducente al rispetto del principio della certezza del diritto stabilire nel 1991 e retroattivamente con una norma di interpretazione autentica che chi ha costruito dopo il 12 giugno 1976 è abusivo?
Lei, signor Ministro, se la sente di bollare con l’etichetta di abusivo quel cittadino che tra il 12 giungo del 1976 e almeno il 10 agosto 1985 (data del recepimento in Sicilia della sanatoria nazionale) ha inconsapevolmente violato una legge che non poneva nessun obbligo e nessun divieto efficace nei suoi confronti (almeno fino al 30 aprile 1991)?
Non ritiene che la classe politica e dirigente, e la burocrazia dell’epoca siano le principali responsabili e, non la gente che ha costruito quando non vi era alcuna norma che poneva alcun divieto assoluto?
Ritiene corretto, leale che migliaia di persone siano state lasciate in balia della schizofrenia delle istituzioni siciliane trasformando cittadini per bene, forse poco accorti, ma gente per bene, in massima parte, in abusivi ignari ed inconsapevoli?
Risponda!
Non a me, ma ai siciliani che si trovano in questa situazione. Risponda tenendo conto del fatto che questa norma vige solo in Sicilia, dove la Regione, in forza dello Statuto autonomistico ha competenza esclusiva in materia urbanistica.
Risponda tenendo conto del fatto che in Sicilia esiste un vincolo di inedificabilità assoluta laddove nel resto del Paese il vincolo è di inedificabilità relativa. Laddove nel resto del Paese è stata concessa sanatoria con norma nazionale, non s’è fatto altrettanto in Sicilia, creando quindi una disparità di trattamento tra vicende e fattispecie analoghe.
È il prezzo di una autonomia che non è stata attuata con maturità, né con intelligenza. Ma è un prezzo che oggi pagano alcuni cittadini siciliani per una produzione legislativa sicuramente inadeguata.
Per quel che riguarda la mia persona solo altre pochi punti di precisazione
Mi duole che non siano emerse, nel brevissimo dibattito politico degli ultimi giorni, le ragioni tecniche e giuridiche, né quelle politiche e sociali, della mia proposta.
È stato solo fatto emergere l’aspetto della “sanatoria” la parola magica che ha fatto smuovere le vestali della legalità, altra parolina magica spesso usata a sproposito. Negli anni passati mi chiedo dove fossero rintanate le vestali della legalità e dell’ambiente. Mi riferisco agli anni in cui in tutta Italia è stata concessa la sanatoria, mentre in Sicilia altri cittadini venivano trattati in maniera diseguale. Con l’ulteriore paradosso che in Sicilia abitazioni costruite nello stesso periodo, anch’esse abusive, anch’esse a ridosso della costa, ma solo perché non all’interno della fascia dei 150 metri, sono state sanate regolarmente.
Fu quello un abusivismo meno criminale? Furono quei cittadini italiani e quei cittadini siciliani che rientrarono nelle sanatorie meno furbetti del mattone, meno profanatori del paesaggio e dello sviluppo turistico sostenibili. Fu quella una cementificazione meno criminale, o solo fu legittimata da norme intervenute successivamente? E quando, nel resto del Paese, sono state consentire le sanatorie all’interno della fascia dei 150 mt, tenuto conto che non vi era alcun divieto e solo nel 2004 venne posto una norma che prevede una fascia di tutela di 300 mt ma non di inedificabilità, dove erano le associazioni ambientaliste e tutti coloro che oggisalgono sulle barricate?
Mi sarei aspettato da parte Sua, considerata l’autorevolezza del Suo ruolo, una esame approfondito del tema, che entrasse nel merito confutando la ricostruzione storica, tecnica e giuridica, proposta nell’emendamento.
Avrei apprezzato, insomma, una discussione, anche aspra e franca, ma non una presa di posizione ideologicamente preconcetta in base alla quale vengo additato come sostenitore degli abusivi, tout court ed in base alla quale Ella dà per scontato che quale che sia la norma approvata e prodotta dal Parlamento Siciliano essa sarà impugnata.
Ma l’onda è questa! e travolge ogni ragionevolezza ed ogni capacità di discernimento, ogni elemento di valutazione oggettiva, fino a travalicare anche ogni più prudente giudizio, anche sulla mia persona.
C’è chi ha addirittura accostato il mio nome e la mia iniziativa ai torbidi interessi della mafia. Qualcuno lo ha anche scritto, in alcuni degli articoli usciti in questi giorni, accostando il mio nome a ricostruzioni a dir poco fantasiose. La mia storia personale dice cose ben diverse. La mafia io l’ho combattuta e la combatto ogni giorno. L’ho fatto da imprenditore, da avvocato, da sindaco. Ed è proprio in questi ultimi due ruoli che ho incrociato la vicende di cittadini incapaci di reagire verso le istituzioni che in maniera illogica hanno determinato effetti così devastanti per non aver voluto sin dall’inizio esprimere una volontà netta e chiara, contenuta in un precetto ineludibile affinché la gente fosse messa nella condizione di sapere quale erano le conseguenze della sua violazione.
Riguardo alle vicende di questi giorni e gli abbattimenti. Non v’è dubbio che quanto sta accadendo a Licata ed in altre parti della Sicilia, è inevitabile. Io stesso, fossi stato sindaco, come lo sono stato, non avrei avuto altre alternative che eseguire gli abbattimenti.
E se non cambiano le norme, e se non emerge altra soluzione alternativa non si può che andare, a malincuore, in questa direzione. Non posso però disconoscere che è stata ampiamente mistificata la realtà dei fatti. Quella da me proposta non è una sanatoria, una sorta di pietra tombale su ogni abuso. Intanto perché viene posto un limite di tipo cronologico, che è il 10 agosto 1985 data del recepimento in Sicilia della sanatoria nazionale del 1985. Quindi per essere chiari: tutto ciò che è stato costruito dopo tale data va irrimediabilmente abbattuto come disposto da ordinanze e sentenze della magistratura. Non vengono riaperti termini di sanatoria, ma semplicemente si consente eliminando il divieto contenuto nella legge regionale 37/85 di regolarizzare la posizione a chi la sanatoria l’ha già presentata a suo tempo. In termini pratici, questo emendamento, non coinvolge l’intero patrimonio edilizio abusivo delle coste siciliane, ma verosimilmente solo un 5% per cento.
Cioè quegli immobili che rientrano nella fattispecie normata dall’emendamento che se approvato restituisce un minimo di giustizia ad alcuni cittadini siciliani trattati in questi anni alla stregua di criminali o addirittura di conniventi con le più disparate forme di criminalità, mafia compresa.
La mia iniziativa è un tentativo di mettere ordine.
Non credo che sia il migliore in assoluto, forse altri vorranno e potranno fare meglio. Certo è che non potevo starmene zitto, avendo constato quale forma di iniquità si stata esercitata verso alcuni cittadini siciliani, vittime di una stratificazione normativa che non tiene conto delle circostanze che si sono sovrapposte negli anni, e le cui finalità a cui avrebbe dovuto tendere la legge ne ha invece ucciso lo spirito facendo divenire la norma, in taluni casi, una forma di suprema ingiustizia.
Con stima,
Girolamo Fazio