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Claudio Forti: “Artisti disuniti e istituzioni senza spinte culturali”. Il drammaturgo interviene sulle polemiche tra sindaco e operatori

Artisti ed Istituzioni. Sponsor, malcontenti e lotte intestine. L’estate marsalese è stata caratterizzata più dalle polemiche che le dichiarazioni rese dal sindaco Alberto Di Girolamo hanno scaturito tra gli operatori culturali che non dagli eventi. Abbiamo cercato di ascoltare le ragioni di tutte le parti in causa ed in questa sede vogliamo sentire la voce “super partes” del drammaturgo e scrittore Claudio Forti.

Condivide le esternazioni del sindaco, che gli artisti possono organizzare eventi solo attraverso gli sponsor?

Non le condivido. So che c’è stato sicuramente un malinteso nelle sue parole, ma è solo la punta di un iceberg che deriva dal difficile rapporto tra amministrazioni ed operatori culturali. La visione ragioneristica degli enti non si adatta all’idea di cultura come crescita, come bellezza, non ci si deve servire della cultura, la cultura va servita. Si deve amare.

E cosa ne pensa del manifesto di protesta firmato da oltre 150 artisti marsalesi e non?

Lo condivido idealmente ma non lo sottoscrivo. Quella degli artisti è una categoria disunita da decenni, che non è stata capace di presentarsi coesa di fronte le istituzioni ma anzi si è piegata ad esse. Molti di loro si sono sempre scannati ed adesso si fanno i complimenti a vicenda. Ne è nata così una corporazione, di nome ma non di fatto. Il manifesto non è sbagliato così come l’incontro che si terrà sabato tra artisti e sindaco, ma è solo semplicemente inutile. Al momento sono due rette parallele che non si incontreranno mai. Le Istituzioni non hanno capito il valore della cultura e la cultura non è mai riuscita a farsi rispettare.

Ne è nata nel contesto una definizione di artista confusa ed eterogenea. Come quella di artista professionista.

L’artista è una persona innanzitutto libera, non può adottare la logica del bisogno ma deve essere mosso da altre motivazioni. Perché questa è la logica che primeggia ne “Il discorso dello Schiavo” di Silvano Agosti: “uno degli aspetti più micidiale dell’attuale cultura, è di far credere che sia l’unica cultura… invece è semplicemente la peggiore”.

Quali sono le reali problematiche di una grande piccola città come Marsala.

I problemi della Città sono molto più grandi della frase infelice del sindaco. E nascono da una classe media, quella dirigente, sonnolente, priva di spinte culturali, che pensa che non ci sia bisogno della cultura. La Città organizzava eventi non solo quando c’erano i soldi, ma anche quando c’era l’interesse di realizzarli. Il sindaco parla di sponsor, ma oggi dove sono le aziende che puntano a sponsorizzare manifestazioni? C’è un errato approccio alla cultura, c’è un provincialismo di fondo: anche quando si organizzano degli eventi, degli spettacoli, pochi sono gli addetti ai lavori che accorrono, perché pensano che non hanno più nulla da imparare. Ma poi prevale la logica dello “svendersi per niente”.

E’ utopistico quindi pensare che le parti possano trovare un punto in comune?

Si. Perché ancora ci sono lotte interne nel settore dell’arte a Marsala. Bisognerebbe ricercare una figura che facesse da collante all’interno della categoria; quest’ultima infatti, dovrebbe prima farsi un esame di coscienza e poi presentarsi unita di fronte le Istituzioni. Ma anche le Istituzioni dovrebbero cambiare mentalità: iniziare per tempo una programmazione fatta da persone competenti che non risponda al criterio dell’accontentare tutti, perché finirà per non accontentare nessuno. Marsala è una città piena di artisti ma di fatto sembra che artisti non ce ne siano. Il rispetto della cultura va meritato e a Marsala si sta abbassando l’asticella, si sta dimenticando il vero senso della cultura.

Claudia Marchetti

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