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Alcamo. L’amministrazione Surdi ha ricordato la strage di via D’Amelio

A ventiquattro anni dalla morte di Paolo Borsellino, ieri pomeriggio, il comune di Alcamo ha commemorato il giudice e la sua scorta, uccisi sotto casa della madre del magistrato per mezzo di un’autobomba fatta saltare in aria dalla mafia. Sono ancora in corso i processi che cercano di far luce su quell’avvenimento e sul coinvolgimento, o meno, di alcuni pezzi deviati dello Stato nell’attentato del luglio ‘92.

Alle 19.30 di ieri, in piazza Falcone-Borsellino, il sindaco Domenico Surdi, insieme alla giunta e ai consiglieri comunali, con la partecipazione dei rappresentati delle autorità militari e delle associazioni impegnate nella lotta alla mafia della città, hanno commemorato il giudice Paolo Borsellino ucciso da cosa nostra 24 anni fa. Una corona di fiori, accompagnata prima da un breve corteo, è stata posta accanto alla frase di Borsellino scolpita in ferro sul muro antistante l’agorà “Chi non ha paura di morire muore una volta sola”. Le note di una tromba suonata da un componente della banda musicale di Alcamo hanno “guidato” dall’inizio alla fine la marcia delle istituzioni cittadine verso la deposizione della ghirlanda. Dopo, il sindaco Surdi ha preso la parola ringraziando i presenti per essere intervenuti alla cerimonia di commemorazione “Oggi la nostra comunità si è riunita qui, nella nostra piazza Falcone-Borsellino, per ricordare, come è giusto che sia, quell’estate in cui la Sicilia e chi, come noi, ha avuto la sfortuna di vivere quella strage, anzi le stragi, perché è chiaro che accanto alla strage in cui persero la vita il giudice Borsellino e la sua scorta, ricordiamo anche la strage di Capaci”.

Il primo cittadino ha rimembrato i sentimenti di chi, come lui, da piccolo è stato spettatore di quelle immagini in tv  e di quei momenti rimasti impressi nella mente delle generazioni dell’epoca. “Credo che noi ci portiamo l’orrore di quelle immagini dentro”, ha affermato il sindaco. Poi, ha aggiunto “Abbiamo il dovere, prima ancora che da istituzioni, da cittadini, di ricordarle (le stragi n.d.r) ogni anno e trasmetterle a chi, per fortuna, non ha avuto contezza diretta, perché l’unica cosa che non dobbiamo fare è rendere vano il sacrifico, come si dice solitamente. Perché sacrificio è stato di quelle persone. Ed è un momento in cui il nostro pensiero credo debba andare anche a tutte le altre vittime di questo fenomeno orribile che noi tutti conosciamo e che è la mafia. Tantissimi giornalisti, uomini dello Stato che hanno perso la vita facendo semplicemente il proprio dovere. E abbiamo il dovere noi, adesso da rappresentanti delle istituzioni, di far sì che questi momenti siano portati avanti per rendere dotte le nuove generazioni di quello che abbiamo conosciuto, e di quello che non vogliamo accada più: che un fenomeno orribile come quello mafioso prevarichi i cittadini e porti, addirittura, uomini dello Stato a perdere la vita”. Nel concludere il suo intervento, il sindaco Surdi ha inoltre ringraziato chi con le parole, la musica e la poesia ha voluto partecipare alla manifestazione.

In seguito, infatti, sulla scalinata della piazza intitolata ai due giudici, si sono alternati diversi artisti della città, presentati dalla giornalista e conduttrice Angela Carollo, per contribuire con le loro performances alla manifestazione in memoria del magistrato rimasto ucciso nella sua lotta contro la mafia. Il primo intervento è stato quello del professore Fausto Cannone che ha cantato, accompagnato dal suono della sua chitarra, due acrostici scritti e, per l’appunto, dedicati ai due magistrati a seguito delle due stragi: quella di Capaci in cui rimasero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la sua scorta; e la strage di via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e i suoi “angeli”, come sono stati definiti spesso gli uomini che difendevano la sua vita. I due componimenti sono stati, poi, succeduti da un inedito “La mattanza di Bataclan”, un componimento sull’attentato di Parigi del novembre del 2015. Dopo, è stato il momento di Pietro Artale della cooperativa Piccolo Teatro che ha esposto una biografia su Paolo Borsellino. Il suo “collega” Pietro Ganci, invece, ha recitato un pezzo tratto dal docu-fiction “Essendo Stato”, che ripercorre la vita di Borsellino dalla sua infanzia e ripropone la deposizione sulla mafia che il magistrato tenne insieme all’amico Falcone davanti il Consiglio Superiore della Magistratura, e mandato in onda ieri da Rai Storia. Poi, è stata la volta di Mario Piazza dell’associazione Agende Rosse, fondata da Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo. Piazza è giunto sul luogo intitolato a Falcone e Borsellino dopo avere trascorso la giornata in via D’Amelio a Palermo. La sua testimonianza si è incentrata sul bisogno di non lasciare soli quei magistrati che portano avanti con fatica, e nell’isolamento, i processi che dopo 24 anni non hanno ancora accertato la verità sulle stragi. Tra questi, Piazza ha ricordato in particolare il PM Nino Di Matteo. In seguito, Francesco Di Liberto dell’associazione culturale Exaequo, ha letto l’ultima lettera di Paolo Borsellino scritta alle 05.00 del mattino e giorno della sua morte: il 19 luglio’92. Un breve intervento è stato quello, poi, del brigadiere Salvatore Lipari, presidente della sezione di Alcamo dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri. Il brigadiere, ringraziando il sindaco per l’invito, ha dichiarato che la sua associazione sosterrà tutte le iniziative sulla legalità che l’amministrazione intende portare avanti. Infine, il musicista Gaetano Rocca ha concluso la serata con il pezzo “Redempion song” di Bob Marley, un testo dal contenuto sociale e ritenuto ancora di profonda attualità. E di sicuro attuali sono i procedimenti giudiziari ancora in corso che cercano di far luce sulle stragi e sul coinvolgimento, o meno, di alcuni pezzi deviati dello Stato negli attentati del maggio e del luglio ‘92.  Un vuoto tutt’oggi raccapricciante e doloroso per i familiari delle vittime di cosa nostra. In una società che si definisce democratica occorre spiegare a chi non ha visto e conosciuto questa pagina triste del nostro paese che, come un passo dell’acrostico dedicato a Borsellino recita, “Combattere la mafia vuol dire libertà”.

Linda Ferrara

redazione

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