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Scavi a Mozia, nel progetto tra Comune, Solidalia e Università anche i rifugiati politici

Archeologi, antropologi, ricercatori, laureandi e studenti. Tutti assieme, con la direzione scientifica del prof. Gioacchino Falsone, stanno svolgendo a Mozia un lavoro encomiabile che – oggi – ha anche una valenza sociale. La nuova campagna di scavi (la XIII) sull’isola fenicia, infatti, si caratterizza per l’impiego di alcuni rifugiati politici ospitati a Marsala. Un’intesa raggiunta il mese scorso con l’Amministrazione comunale e il “Consorzio Solidalia” che gestisce il centro Sprar di contrada Perino, poi seguita da un Protocollo d’Intesa con il quale l’Università di Palermo ha potuto avviare al lavoro negli scavi cinque giovani immigrati. A loro – provengono da Senegal, Gambia, Liberia e Pakistan – è stato tributato il grazie da parte di tutti gli intervenuti a Mozia per l’illustrazione dell’attività della “Missione archeologica” coordinata dal prof. Falsone. Ed è stato lo stesso docente – che ha portato il saluto del rettore Fabrizio Micari dell’Ateneo palermitano – ad esprimere il suo apprezzamento per la collaborazione ricevuta dalla Soprintendenza di Trapani (con la quale si opera in regime di convenzione), dal Comune di Marsala e dalla Fondazione Whitaker di Palermo, dal Polo Didattico di Agrigento e dal centro Sprar di Marsala, rispettivamente rappresentati dalla Soprintendente Paola Misuraca e dalla dirigente Rossella Giglio, dal sindaco Alberto Di Girolamo e dall’assessore alla Cultura Clara Ruggieri, dal segretario Generale Maria Enza Carollo, dal prof. Lucio Melazzo e dalla presidente Maria De Vita. Unanime l’apprezzamento per il lavoro realizzato da tutta l’equipe, nonché per “la riconfermata sinergia tra Università ed Enti pubblici” (Misuraca) e la“valenza scientifica dei risultati” (Giglio). Ma è stata anche sottolineata “l’importanza di Mozia per la città di Marsala” (Ruggieri) e la “necessità di fare rete tra le Istituzioni, utile altresì per far emergere professionalità e competenze dei nostri giovani” (Di Girolamo). Infine, ai ringraziamenti della d.ssa De Vita (“leggo l’entusiasmo negli occhi di ciascun rifugiato, felici di avere avuto questa costruttiva opportunità”), è seguito il sopralluogo negli scavi, i cui risultati sono stati illustrati dalle archeologhe Caterina Ferro e Paola Sconzo. Interessanti anche le presentazioni dei ritrovamenti da parte dell’archeologa Rossana De Simone e dell’antropologo Luca Sineo.

La campagna 2016, che si conclude a fine mese, ha messo in luce una nuova pavimentazione lastricata dell’edificio dell’area J, luogo interessato all’attacco diretto contro Mozia da Dionisio di Siracusa nel 397 a.C. Tra strutture murarie alte più di due metri e realizzate nella tipica tecnica a telaio, si ipotizza anche la presenza di un pozzo. Ritrovati frammenti di terrecotte figurate, mentre è stata portata alla luce una fossa circolare con ossi di animali e ceramica arcaica, sigillata dal pavimento di età classica. Particolarmente interessante lo scavo nella necropoli arcaica, dove sono venute alla luce diverse inumazioni e cremazioni di individui di varie età, con spunti notevoli per lo studio delle pratiche funerarie e del rapporto della stessa necropoli con il vicino tophet.

redazione

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