Demonstrators protest against the use of the constitution's controversial Article 49.3, allowing the government to bypass parliament to force through labour reforms, on May 10, 2016 in front of the National Assembly (unseen) in Paris. The proposed labour reform, which would make it easier for employers to hire and fire workers, has sparked waves of sometimes violent protests across France since early March. Hollande's cabinet decided at an extraordinary meeting on May 10, 2016 to invoke the constitution's controversial Article 49.3. / AFP / MARTIN BUREAU (Photo credit should read MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)
Esplosioni, lanci di bottiglie, danni, guerriglie, proteste, migliaia e migliaia di persone in piazza, si parla di un milione. Scenari non lontani da noi, perché è quello che sta accadendo in Francia. Hollande è il presidente europeo più sotto assedio: ha subito gli attacchi dell’Isis che hanno colpito il cuore della civiltà, continua ad essere minacciato dai forti scontri di tutto il comparto lavorativo contro la riforma Jobs Act – al contrario di quanto avvenuto in Italia pur con tutti i malcontenti del caso – e adesso è vittima delle tensioni calcistiche tra russi ed inglesi che sta portando un serio incidente diplomatico tra Francia e Russia. Gli Stati Uniti avevano peraltro messo in allarme la Francia da possibili attacchi terroristici dell’Isis agli Europei di Calcio. A ciò si sono aggiunti, come detto, gli scontri degli hooligans inglesi e russi, con Parigi che ha accusato Mosca di aver fatto uscire i tifosi più violenti dal Paese. Mi chiedo: ma in questo clima difficile, non era meglio rinviare il Campionato europeo? Probabilmente no. Primo perché, come si sa, nel calcio in generale e in eventi simili in particolare, girano tanti investimenti, tanti sponsor, tanti soldi insomma. E poi difficile trovare in tempo record un altro Stato disponibile ad ospitare la manifestazione senza avere le strutture e le misure di sicurezza adeguate.
Sembra che i cugini d’Oltralpe non riescano più a gestire i vari fronti d’attacco. E i motivi sono tanti. Prima lo Stato di Emergenza dopo gli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, che ha portato ad una restrizione delle libertà di espressione in ogni sede; poi la fine dell’asse Francia-Germania, la prima crollata sotto i colpi di debiti pubblici alle stelle e aumento della disoccupazione. Tra i due litiganti il terzo gode ed è qui che si è inserita l’Italia, con il premier Renzi che ha stretto ottimi e cauti rapporti con la Merkel. La potenza tedesca sta “abbandonando” la Francia che è sempre più in balia dell’UE e dell’euro, lasciando che le proteste contro la riforma del lavoro l’ingoiassero. Non è di certo un “giorno di gloria” per la France. Allons enfants de la Patrie…