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Omicidio Mirarchi: si indaga a tutto campo

Si terranno questa mattina alle 11, presso la Chiesa Madre di Marsala, i funerali del maresciallo Silvio Mirarchi, il vicecomandante della Stazione dei Carabinieri di Ciavolo deceduto mercoledì pomeriggio in seguito a una sparatoria avvenuta la sera prima nelle campagne tra Ventrischi e Scacciaiazzo. Per l’occasione, saranno presenti anche il Comandante Generale dell’Arma Tullio Del Sette e il Ministro degli Interni Angelino Alfano, in rappresentanza del governo nazionale, mentre il sindaco Alberto Di Girolamo ha proclamato il lutto cittadino, con un’ordinanza che prevede l’esposizione delle bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici e la chiusura delle attività commerciali dalle 11 fino alla conclusione dei funerali. Ieri, la salma di Mirarchi è arrivata a Marsala, dopo la conclusione dell’esame autoptico effettuato presso il Policlinico di Palermo. E sono stati in tanti, in serata, a partecipare alla camera ardente, allestita presso i Salesiani di Marsala e a stringersi intorno ai familiari del maresciallo, la moglie, i due figli, ma anche la madre, il fratello e la sorella di Mirarchi, giunti dalla natia Calabria.

Nel frattempo vanno avanti le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Sessa, con uno spiegamento di forze che non si registrava da tempo in questa zona. Otto le pattuglie dei carabinieri che pur con la morte nel cuore per la perdita di uno stimato collega, stanno raccogliendo ogni indizio ritenuto utile alle ricerche in un’area che spesso è stata al centro di episodi criminosi.

Dai primi approfondimenti investigativi è emerso che la sera dell’uccisione di Mirarchi i militari dell’Arma, impegnati in un servizio di osservazione e notando la presenza di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta, hanno deciso di avvicinarsi agli stessi per verificare cosa stessero facendo. Giunti a circa 60 metri dai soggetti, hanno acceso le torce in dotazione e si sono qualificati come Carabinieri, provocando una repentina reazione a fuoco che ha determinato prima il ferimento e poi la morte del Maresciallo Mirarchi. Ulteriori dati investigativi raccolti consentono di delineare il coinvolgimento nella vicenda di un gruppo organizzato di criminali, i quali erano intenti ad asportare la canapa afgana coltivata all’interno di alcune serre di contrada Ventrischi di Marsala e che, vistisi scoperti, non hanno esitato a reagire con le armi. Le attività sinora svolte non consentono di ipotizzare un collegamento tra quanto verificatosi in contrada Ventrischi ed il ritrovamento effettuato circa 10 giorni fa sempre dalla Compagnia Carabinieri di Marsala in contrada Ferla di Mazara del Vallo di un’altra piantagione di canapa indiana; tra le due contrade peraltro vi è una distanza di circa 10 km. Su quest’ultimo episodio ci sono ancora indagini in corso.

Nelle contrade del versante sud di Marsala, si sono consumati negli ultimi anni delitti che hanno lasciato tanti punti interrogativi. Si tratta di una zona abitata da una popolazione molto laboriosa, che negli anni ha portato avanti alcuni tra i settori portanti dell’economia lilibetana, dalla viticoltura al florovivaismo, passando per la serricoltura e i prodotti caseari. Tuttavia, ci sono anche molte aree completamente disabitate, in cui risulta facile nascondersi. E proprio da quelle parti, per molto tempo, aveva trovato rifugio il boss Natale Bonafede, per anni alla guida della cosca mafiosa marsalese. Tra le cave, nel buio della notte, secondo i pentiti sarebbero stati occultati armi e rifiuti di vario genere. Senza dimenticare alcuni recenti delitti, come quello di Baldassare Marino, ucciso il 31 agosto del 2013 in circostanze mai chiarite. Più vicino al mare, nei pressi del Lido Signorino, quello che invece si consumò ai danni di Francesco Gerardi, vittima di un agguato mentre stava andando a portare da mangiare il suo cane. Lo scorso anno, a Samperi, due tunisini vennero colpiti mortalmente mentre attraversavano i sentieri della contrada a bordo di un motorino. A pochi giorni fa risale, infine, il ritrovamento di un cadavere, sempre nelle campagne tra Marsala e Mazara. Tutti casi apparentemente isolati e non collegati l’uno all’altro. Nulla a che vedere, almeno apparentemente, con le guerre di mafia che all’inizio degli anni Novanta seminarono il terrore in ogni angolo della città.

Adesso, però, queste contrade del versante sud sono anche diventate terra di conquista per chi illecitamente si dedica alla coltivazione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con piantagioni di migliaia di esemplari, a testimonianza di come quest’area abbia caratteristiche territoriali che la rendono difficilmente controllabile, a maggior ragione se le forze dell’ordine sono costrette ad operare con una dotazione di uomini e mezzi ridotta all’osso. Difficile pensare che chi abbia sparato a Mirarchi rispondesse solo a se stesso o a qualche altro cane sciolto. Più facile pensare a un’organizzazione criminale più strutturata, non per forza legata alla mafia, ma non necessariamente avulsa dai condizionamenti di Cosa Nostra. Saranno le indagini, naturalmente, a dare risposte alle ipotesi di queste ore.

Vincenzo Figlioli

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