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La Politica dei Tweet

Oggi la politica si combatte a colpi di tweet. Una volta si scendeva in piazza tra proteste, dialoghi sociali e bagarre in Aula. Adesso, nell’era dei Social, si utilizza l’ironia a colpi di click. Matteo Renzi è stato il più bravo di tutti, ci ha fatto la cronaca di tutto quello che, a suo dire, ha fatto il Governo. Non ci ha risparmiato neanche i commenti, non ultimo quello sul referendum trivelle: “Risultati ottimi, i lavoratori hanno vinto”. Tralasciando l’essere in disaccordo sulla politica astensionista del PD, mi concentrerei soprattutto sugli sfottò da stadio di alcuni politici. Per esempio Ernesto Carbone, membro della segreteria nazionale dei democratici, ha lanciato l’hashtag #Ciaone a chi ha votato SI contro le trivellazioni in mare. Poi si è giustificato che “… non era diretto al popolo ma ai promotori”. Forse Carbone non sa che il referendum, come dice la nostra Costituzione, è uno strumento di democrazia diretta che lascia agli elettori il compito di pronunciarsi senza nessun intermediario. Onorevole Carbone, i promotori sono i cittadini, il popolo, sia come singolo, sia considerato nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità, così come recita l’articolo 2 della legge fondamentale italiana.

Per non parlare degli attacchi al sindaco 5 Stelle di Livorno sul caso rifiuti. Visto che in Senato il più era fatto – perché Renzi ha fatto sapere che non chiederebbe mai le dimissioni di un deputato solo per un avviso di garanzia, parando le spalle alla sua maggioranza –, si è messa in moto una sorta di “class action” su Twitter. In verità viene chiamato “Tweet storm” ovvero un attacco politico, in questo caso contro il M5S di Livorno ed il sindaco Filippo Nogarin, sul popolare network, in cui gli esponenti del PD hanno affibbiato ai grillini la nomea di “omertosi” quando problemi giudiziari li riguardano da vicino, salvo poi attaccare gli altri partiti per le stesse motivazioni. Questa volta per il vero i pentastellati, re dei social, hanno mantenuto un certo aplomb attenendosi agli atti. Non ultima, l’uscita del ministro Franceschini che voleva essere, forse, ironica. Ma Francheschini e le battute non hanno buon feeling. Il quotidiano tedesco Bild ha parlato di potenziali attacchi terroristici nelle spiagge italiane e il ministro, per tutta risposta ha twittato “Ciaone a Bild”, postando una foto delle belle coste del nostro Paese. Il paradosso sarebbe non un tweet-risposta di Bild ma dell’Isis e di questo tono: “Franceschini ciaone”… e sullo sfondo l’azzurro mare d’agosto.

Claudia Marchetti

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