Da Gualaceo, in Ecuador, il sacerdote marsalese don Enzo Amato invia un messaggio augurale per la Santa Pasqua da cui emerge anche un primo bilancio della sua nuova esperienza missionaria, che lo ha visto tornare in America Latina alla fine del 2015. Lo pubblichiamo integralmente, convinti che offra numerosi spunti su cui riflettere a proposito del rapporto tra la Chiesa e la comunità di riferimento.
Un proverbio popolare che qui, a Gualaceo (Ecuador), si realizza nella nostra comunità parrocchiale. Infatti, da qualche settimana si parla di Missione e di Missionari, non immaginavo cosa succedesse, ma qui in questi giorni per le strade della città è tutto in movimento.
Abbiamo iniziato un laboratorio di formazione dedicato ai Missionari, dalle 8 alle 17 di sabato 5 marzo, nel teatro parrocchiale con la presenza di circa 250 persone, giovani, adulti, famiglie e anche persone con più di 70 anni, tutti a prepararsi per la missione di Pasqua. Il Tema quest’anno: “Quaresima e Pasqua tempo forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio e il trionfo de la vita sulla la morte”.
Un pranzo offerto per la parrocchia a tutti i partecipanti e il pomeriggio consegna del materiale per la missione e organizzare praticamente i gruppi e le zone.
Domenica 13 marzo, nella celebrazione eucaristica, celebrazione del mandato e invio dei 250 missionari; ho condiviso con il parroco la gioia di consegnare il crocifisso che fa parte della disponibilità e impegno di dare il proprio tempo e soprattutto la vita per l’annuncio del Vangelo e portare l’amore e la misericordia di Dio a tutti soprattutto ai più lontani.
Nel centro del paese (circa 25 mila abitanti) da lunedì 14 marzo i missionari visitano le famiglie e invitano agli incontri già preparati nelle famiglie e luoghi già predisposti; c’è ne sono 37 dove si riunisce una media di 30/40 persone.
Martedì 15 marzo, nel gruppo dove ho partecipato erano circa 120 persone; gli incontri sulla Parola di Dio sono stati preparati dai missionari e riescono a uscire fuori dal solito discorso, tutti partecipano e diventa un dialogo vero e sincero, si finisce sempre con un caffè, un te o qualcosa da mangiare nella semplicità e fraternità.
Dopo 6 mesi del mio ritorno in Ecuador e dopo due esperienze pastorali in due parrocchie diverse nella nostra diocesi, mi permetto fare qualche considerazione:
– una chiesa che esce dalla sacrestia e dal tempio per camminare per le strade del mondo e nella periferia, aperta e povera per le vie del mondo, senza avere paura di sporcarsi le mani o di coinvolgersi tra la gente con i problemi e le difficoltà di oggi.
– una chiesa laicale, dove i laici si assumono la loro responsabilità battesimale e la loro missione nel mondo; laici preparati, perseveranti che già da alcuni anni sono protagonisti di una nuova evangelizzazione; il Concilio Vaticano II da anni trova nelle parrocchie dell’Ecuador un concretarsi nell’impegno di molti laici, operai instancabili che lavorano nella vigna del Signore, artefici umili e grandi della crescita del regno di Dio nella storia.
– una chiesa fraterna, dove le relazioni e l’amicizia cresce alla luce dell’ascolto della Parola di Dio e del condividere, dove si ci riconosce fratelli e sorelle, dove nessuno resta fuori o si sente straniero, dove nessuno è considerato un peso, ma tutti parte di una sola famiglia, di un solo corpo, anche nella diversità di pensiero, provenienza, religione.
– una chiesa giovane nello stilo e nella partecipazione di molti giovani che non solo s’impegnano a animare e collaborare nella Missione; i vari gruppi di giovani esistenti sono responsabili di alcuni centri di evangelizzazione. Inoltre, la comunità giovanile che coinvolge i vari gruppi sta preparando la Pasqua Giovanile dove parteciperanno circa 100 giovani (giovedì santo a domenica di Pasqua). Si sente la novità del Vangelo nello spirito creativo e entusiasta di molti giovani, gioiosi di portare la Buona Notizia a tutti.
– centralità della Parola di Dio e dell’annuncio del Kerigma; che bello vedere quasi tutti con la Bibbia in mano, partecipando agli incontri e alle riunioni ecclesiali; la Parola di Dio è stata restituita al popolo che vive della Parola e dandole la centralità nella vita della comunità, si sente la freschezza di ritornare alle origini.
– la gioia della fede, con che entusiasmo, con passione tutti sono impegnati a trasmettere e comunicare la fede; il sentirsi amato/a, l’aver fatto esperienza di misericordia, ti porta a vivere la festa, la gioia di annunciare che Dio è amore; quella gioia vera che nasce dell’esperienza della Pasqua e che non possiamo non comunicare a tutti.
La Missione si conclude venerdì con una grande celebrazione penitenziale, con le confessioni individuali e l’impegno a vivere come comunità e personalmente le opere di misericordia corporale e spirituali; sabato la celebrazione festiva di tutti coloro che in questi giorni hanno toccato con mano l’amore di Dio e insieme si celebra le meraviglie del Signore.
Una nota ecologica: domenica delle Palme tutti sono invitati non solo a benedite le palme e i rami ma soprattutto a seminare un albero e collaborare per fare di questa terra una terra più verde, più pura, più ecologica. Ho avuto il piacere di farvi partecipe di questa esperienza Pasquale per rinsaldare i nostri vincoli di fraternità.
“La Risurrezione di Gesù non è soltanto ciò che ci attende dopo la morte; è un fatto pasquale presente, che si attua giorno dopo giorno in colui che crede e che spera, che soffre e che ama, che si lascia guidare dalla Parola nel quotidiano per seguire Gesù il quale, mediante la passione e la morte, compie il passaggio da questo mondo al Padre.” (padre Carlo Maria Martini SJ)
Buona Pasqua a tutti,
Enzo Amato – missionario