Categorie: Pensieri Arancioni

Il vizio della radio

Li puoi raccontare, ma sicuramente viverli è un’altra cosa. Era il ’98 quando accostai per la prima volta la bocca davanti a un microfono (in realtà ci fu una piccola esperienza qualche anno prima, ma fu breve). Da allora, ininterrottamente, ho sempre fatto una cosa: la radio, o almeno ci ho provato.

Cominci a fare la solita trasmissione, musica e notizie (all’epoca recuperate dai giornali cartacei o, addirittura, dal televideo). Parli, racconti, provi ad argomentare e a trovare una chiosa decente che faccia ridere o riflettere. Prima che ci riesci ne devi raccontare di cose. Poi alcuni rimangono lì dove sono, altri cercano una propria personalità radiofonica. Se la trovano, piacerà ad alcuni, forse non a tutti, ma sarà la sua, ovvero la cosa che lo contraddistingue dagli altri.

Io ho avuto la fortuna di confrontarmi per 6 anni con un mondo dove tutti sembravano più bravi di me (e forse lo erano veramente). Anni di radio romane, di sapientoni dell’etere e di prove importanti. Anni in cui imparai la differenza fra un promo e uno spot (anche nella struttura), fra uno Station e un linear o fra un brano dove puoi “prendere” l’intro o lo devi lanciare in primo piano (che non vuol dire che lo devi inquadrare meglio!).

Poi tornai in Sicilia e non ho ancora capito se imparare tutte quelle cose sia servito a qualcosa. Alla fine penso di sì. Il fatto è che se di una cosa ne sei innamorato alla follia, come nel mio caso per la radio, ascolti di tutto e cerchi di capire come funziona. Spesso, magari intervistando un cantante famoso o un personaggio dello spettacolo, avrei voluto fare una domanda, ovvero se anche lui ha a che fare con l’arroganza di chi vuole una posizione e non sa identificare un risultato, con l’invidia più becera, oppure con chi ha solo uno strumento per arrivare da qualche parte: denigrare gli altri. Poi non la faccio mai. Vado avanti, nonostante tutto.

Mi lascio alle spalle due anni e mezzo di Itaca. Due anni e mezzo di trasmissioni alle 8 del mattino. Due anni e mezzo di nuovi e vecchi amici. Due anni e mezzo di dirette in esterna (diciamo parecchie, ho perso il conto). Due anni e mezzo da allenatore di una squadra mica facile da gestire, perché non è per niente un gioco da ragazzi gestire un gruppo dove ognuno ha una personalità, spesso unica.

È arrivato il momento di ricominciare, con una nuova veste “grafica”. Diversa e forse più interessante… Se volete dedicatemi un paio d’ore questo fine settimana. Ci sentiamo sabato su Radio 102 (100,100 o 102 fm oppure sul sito), dalle 16 alle 18, con “Attenti Al Lupo”. Buon ascolto!

Ninny Bornice

redazione

I commenti sono chiusi.

Condividi
Tags: Ninny Bornice