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Castelvetrano, il precedente marsalese e una convinzione: a questo punto dovrebbe dimettersi anche il sindaco Errante

Abbiamo seguito con grande attenzione in queste settimane l’escalation di eventi che ha portato ieri all’autoscioglimento del Consiglio comunale di Castelvetrano. Siamo convinti che in un massimo consesso civico non possa trovare spazio un consigliere come Calogero Giambalvo, che si vanta di aver incontrato il latitante Matteo Messina Denaro, pronuncia parole di ammirazione nei suoi confronti e dice che al posto del boss farebbe ammazzare il figlio del collaborante Lorenzo Cimarosa. Vista la totale mancanza di buonsenso del diretto interessato, il cui nome non compare nella lista dei dimissionari, bene hanno fatto i colleghi consiglieri a staccare la spina e a togliere dall’imbarazzo un’intera comunità.

In questa vicenda, hanno avuto sicuramente un peso importante le pressioni mediatiche, i servizi delle Iene, le prese di posizione di Libera, della Commissione Antimafia e del suo vicepresidente Claudio Fava, ma anche di quei cittadini che sono scesi in piazza nei giorni scorsi per manifestare il proprio pensiero. “Siamo tutti castelvetranesi”, abbiamo scritto sulle nostre testate alcuni giorni fa, evidenziando come fosse necessario, in questa fase, fare sentire la propria vicinanza alla parte sana della città, che in questi anni ha costruito un’alternativa culturale credibile a quell’idea di comunità omertosa e connivente cristallizzatasi intorno alla latitanza di Messina Denaro e agli affari della sua rete. “Siamo tutti castelvetranesi”, dicevamo. Ma noi marsalesi, forse, lo siamo un po’ più degli altri. Perché nel 2005 abbiamo vissuto una vicenda per certi versi simile, che dopo la terza fase dell’operazione antimafia “Peronospera” portò all’autoscioglimento del Consiglio comunale. Di quella stagione resta il rimpianto di un rinnovamento arrivato a metà: alle dimissioni dei consiglieri, non seguirono quelle del sindaco e della giunta, che – estranee a qualsiasi indagine – preferirono restare in carica per marcare la differenza di condotta rispetto a coloro che a vario titolo erano rimasti coinvolti nell’operazione “Peronospera”. Si andò al voto un anno e mezzo dopo e le urne restituirono un Consiglio comunale non molto diverso da quello degli anni precedenti. Col senno di poi, possiamo dire che fu un’occasione perduta.

Il ricordo di quell’esperienza ci porta ad auspicare che il sindaco Felice Errante faccia seguire le sue dimissioni a

Felice Errante

quelle dei suoi consiglieri, contribuendo a velocizzare il processo che dovrebbe portare a nuove elezioni. E’ vero, le gestioni commissariali spesso paralizzano l’attività amministrativa. Ma la più grande sconfitta per i castelvetranesi, sarebbe tornare alle urne tra nella primavera del 2017 e ritrovarsi davanti volti, ghigni e smorfie che avrebbero volentieri confinato nel dimenticatoio.

Si dimetta, quindi, il sindaco Errante e convinca i parlamentari del territorio della necessità di accelerare le operazioni che dovrebbero ridare la parola agli elettori. A quel punto, toccherà naturalmente ai cittadini dimostrare con il proprio voto di volere davvero il cambiamento.

Vincenzo Figlioli

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