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“Storia di Mozia” di Rosario Casano San Pietro, Marsala 3-02-2016

Vi è una relazione inevitabile tra i sensi dell’uomo e la terra, un legame profondo che si presta ad essere raccontato con i suoi simboli e la materia intrisa di luce e colore. Con la natura in posa, il senso della terra, il rito conviviale del vino, l’artista Rosario Casano racconta la sua “Storia di Mozia”. Sorgente da una colonna, impietoso come lava vulcanica, rosso come il sangue e il fuoco, il vino, simbolo forte, giunge traboccante in un calice, il “Graal” posto al centro di un giardino, iconografia cara agli artisti del ‘600. Casano, in questa forma essenziale ed elegante, ha voluto trasmettere il principio di completezza, di centro e di fonte. Ai margini, frutta e fiori in composizione con decoro, sull’esempio dei pittori nordici di nature morte, e un mare sempre calmo, metà palude, metà sogno. Dalla fonte la natura si disseta, si innalza negli intrecci del cielo, dalla fonte si tinge di un rosso che non è il “rosso” ma è il più misterioso, il più ambiguo, il più denso di valori simbolici e di storia: il porpora. Tinta regale della sovranità spirituale e secolare, ricavato dalla secrezione di un mollusco dal curioso nome “murice”, abitante dell’Isola come gli antichi Fenici, ai quali si deve proprio la prima lavorazione della celebre “porpora di Tiro”, che racchiude in sé una gamma di colori diversi compresi tra il rosso cupo, il violetto, l’azzurro e il prugna. Dall’unione degli opposti, il rosso della passione, dell’ebrezza e il blu della ragione, la terra e il cielo, l’acqua del mare e il verde degli alberi, il mondo romano, il mondo fenicio-punico, il forte cromatismo e il delicato tocco, Casano crea una storia di ricchezza e di meraviglia, di sapere e speranza.

[ Gianna Panicola ]

Claudia Marchetti

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