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Castelvetrano: ieri in onda il servizio delle Iene. Giambalvo sfugge all’inviato Filippo Roma. Urla e tensioni in Consiglio

E’ andato in onda ieri sera su Italia Uno, l’atteso servizio delle Iene, realizzato la settimana scorsa a Castelvetrano. Nell’occhio del ciclone, ancora una volta, il consigliere Calogero Lillo Giambalvo, recentemente tornato a sedere tra gli scranni di Palazzo Pignatelli, dopo l’assoluzione dal processo in cui era stato coinvolto nell’ambito dell’operazione “Eden 2”. Proprio da Giambalvo parte l’inviato Filippo Roma, tentando di far rispondere il consigliere comunale castelvetranese alle sue domande a proposito delle intercettazioni in cui riferiva di aver incontrato il boss latitante Matteo Messina Denaro durante una battuta di caccia.

Visibilmente imbarazzato, Giambalvo prova inizialmente a liquidare la Iena con qualche risposta evasiva: “Dove l’ho incontrato? Mi dica lei dove l’ho incontrato. Gentilmente mi lasci in pace”. “Queste sono intercettazioni nulle. Perché continuate a rompere?”.

A quel punto, Filippo Roma gira al consigliere castelvetranese la domanda che tutti avrebbero voluto rivolgergli:“Un cittadino perbene, nel momento in cui vede Matteo Messina Denaro, non dovrebbe denunciarlo alla polizia o ai carabinieri?”

La tensione comincia a crescere. Giambalvo si chiude nel bagno di un bar, poi esce e visibilmente infastidito ricorda di essere stato recentemente assolto: “Se voi credete alla legge italiana, dovete crederci a 360°. Non gli potete credere a modo vostro”.

Nel momento in cui la Iena cita un altro pezzo delle suddette intercettazioni (“Se dovessi rischiare trent’anni di galera per nasconderlo, li rischierei”, con riferimento a Messina Denaro), Giambalvo si allontana nuovamente. Poco dopo arriva un signore con la testa coperta da un basco, blocca Filippo Roma e consente a Giambalvo di uscire seminando il giornalista.

L’attenzione si sposta poi su un altro passaggio delle intercettazioni in cui il consigliere si sofferma sulla decisione di Lorenzo Cimarosa, parente di Messina Denaro, di collaborare con la giustizia. “Se fossi io Matteo – commenta laconicamente Giambalvo – gli ammazzerei un figlio. E vediamo se continua a parlare”.

A quel punto, il servizio introduce l’intervista realizzata da Filippo Roma con Giuseppe Cimarosa, uno dei figli di Lorenzo. “Mio padre un mafioso. Adesso ha deciso di rimediare ai suoi errori. E io ne sono fiero. A me la mafia ha sempre fatto schifo”, ha dichiarato il giovane castelvetranese, che rispetto al passaggio delle intercettazioni di Giambalvo che riguarda la sua famiglia ha poi affermato: “Non si può negare che questa frase fa paura. Ma pensare che l’ha detta un rappresentante delle istituzioni, fa soprattutto rabbia”.

L’ultima parte del servizio porta le telecamere della trasmissione di Italia Uno direttamente a Palazzo Pignatelli, sede del Consiglio comunale di Castelvetrano. Il nervosismo in aula è evidente. Bartolomeo La Croce (Ncd) comincia a urlare per protestare contro l’ingresso dell’inviato delle Iene e del suo operatore. Poi tocca a Francesco Bonsignore (Lista Città Nuova) inveire contro Filippo Roma, dandogli del “deficiente”. Infine è toccata a Francesco Martino (Articolo 4), che era l’uomo intercettato nella citata conversazione con Giambalvo. Di fronte alle domande di Roma, Martino di fatto non è riuscito ad argomentare una risposta vera e propria, chiosando con un laconico “non so che dirle”. La possibilità di dimissioni di massa da parte del Consiglio comunale di Castelvetrano è stata per il momento esclusa dal presidente del Consiglio comunale Vincenzo Cafiso  (“Credo che prima si dovrebbe dimettere tutto il Parlamento”). Più articolata la risposta del sindaco Felice Errante, che sul contenuto delle intercettazioni che coinvolgono il consigliere della sua maggioranza ha affermato: “Sono frasi assolutamente deprecabili e incompatibili con quest’amministrazione delle quali il signor Giambalvo, se le ha riferite, rispondere all’autorità giudiziaria”. Ma anche Errante, sulla possibilità di dimissioni del Consiglio e della Giunta, si mostra cauto: “non sono convinto che questa sia la soluzione”. Tuttavia, il primo cittadino castelvetranese annuncia che parlerà presto con il prefetto e il Ministero degli Interni, per poi adottare le le consequenziali decisioni.

In mezzo, Filippo Roma ha inserito lo stralcio di un intervento di Paolo Borsellino, che sui rapporti tra mafia e politica aveva pronunciato parole di grande chiarezza, ancora oggi di grande attualità:

Si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! […] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica“.

redazione

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