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La Regione non versa i soldi per i minori stranieri non accompagnati. I Comuni rischiano il default

Per il 2015 Marsala attende da Palermo 3,8 milioni di euro che potrebbero non arrivare mai. Agostino Licari: “Siamo per l’accoglienza, ma non possiamo mettere a repentaglio le nostre casse”

Alla fine dello scorso anno si è tanto parlato delle difficoltà da parte del Comune di Marsala a far quadrare il bilancio. Poco dopo l’insediamento, l’amministrazione Di Girolamo si è infatti ritrovata con un buco di circa 8 milioni di euro da colmare nel giro di qualche mese: da lì il tentativo di aumentare la Tasi, la sospensione dei servizi mensa e scuolabus, la rinuncia all’indennità da parte del sindaco, degli assessori e di qualche consigliere comunale. Neanche il tempo di cominciare un nuovo anno e il Comune si ritrova addosso una nuova spada di Damocle legata alla gestione dei centri per minori stranieri non accompagnati.

A Marsala, come nel resto d’Italia, il tema dell’immigrazione si presta facilmente a strumentalizzazioni di vario genere. I dati raccontano che in una provincia, come spesso sottolineato dal Prefetto Falco, che è stata tra le principali protagoniste nel dare accoglienza ai migranti, Marsala è stata tra le città più impegnate. Attualmente, si contano 860 immigrati nei diversi centri del territorio lilibetano: 707 sono gli adulti dislocati tra 8 Cas e lo Sprar di Perino (attualmente trasferito a Rakalia); 153 i minori non accompagnati, che si dividono in 11 strutture.

La differenza sostanziale tra le due tipologie è che i centri per maggiorenni non costano nulla alla comunità locale e vengono sostenuti tramite i fondi europei, con Ministero degli Interni e Prefettura a fare da mediazione, mentre i centri per minori seguono una logica più articolata, voluta a suo tempo dal governo Cuffaro, che aveva previsto standard diversi, con alcune figure professionali a carico della Regione. Alla luce di ciò, per ogni minore il Comune dà alla cooperativa che gestisce il centro 8 €, lo Stato 45 e la Regione 25.

In un primo momento, i soldi da Palermo sono arrivati con regolarità, mentre negli ultimi anni, il fenomeno migratorio è andato via via crescendo e la Regione ha cominciato a venir meno agli impegni presi. Significativo, a tal riguardo, il dato del 2014 che ha visto il Comune di Marsala ottenere un rimborso di 300.000 €, decisamente inferiore alle somme che il governo regionale avrebbe dovuto corrispondere, 1,8 milioni di euro, con un saldo negativo di 1,5 milioni di euro. Contestualmente, sono aumentati gli sbarchi: di fronte all’incremento della domanda di accoglienza le amministrazioni precedenti hanno preferito non puntare su uno Sprar per minori non accompagnati, che avrebbe consentito una gestione diversa del fenomeno. Si sono così creati gli spazi per le cooperative che si sono andate accreditando con la Regione e alla Prefettura non è rimasto che dirottare verso di loro i minori non accompagnati che via via stavano arrivando.

Attualmente, come detto, le strutture operative a Marsala sono 11: la cooperativa “Il Miglioramento” gestisce in contrada Sturiano il centro “Oasi Don Bosco”; la cooperativa “Il Delfino” di Raffadali ne gestisce due in contrada Ciancio, così come “Nuova Villa Royal” (in via Edoardo Alagna e in contrada Casabianca) e la cooperativa “Il Sole” (a Spagnola e in via Vito Pipitone); quattro vengono gestiti dalla cooperativa “L’Arca” (via Giudecca, vicolo Gibilrossa, Colombaia Lasagna e Bosco). Prevalentemente, si tratta di realtà che da anni lavorano nel sociale e che, di fatto, hanno soltanto allargato il loro raggio d’azione in questi anni. Di più recente costituzione è soltanto la cooperativa “Il Sole”, recentemente balzata agli onori delle cronache in seguito alle indagini che hanno coinvolto l’impero imprenditoriale di Michele Licata, di cui è considerata parte integrante.

Sulla gestione di queste strutture l’amministrazione intende presto effettuare controlli adeguati, anche alla luce delle criticità emerse in altre realtà italiane. Ma a preoccupare maggiormente la giunta, in questa fase, è la copertura dei 3,8 milioni di euro che la Regione avrebbe dovuto versare per il 2015. In quest’ottica, non appena insediata, l’amministrazione ha fatto firmare alle cooperative una convenzione in cui si chiariva che il Comune non avrebbe potuto anticipare le somme di pertinenza dell’ente regionale e che le avrebbe corrisposte solo dopo aver ricevuto da Palermo i fondi pattuiti. “In un primo momento – spiega il vicesindaco Agostino Licari – ci avevano assicurato che avrebbero coperto il pregresso. Ma in queste ore stanno arrivando novità poco incoraggianti: sembra infatti che la Regione abbia rivisto i propri standard, decidendo di non versare più la quota giornaliera di 25 € per ogni minore”. Qualora tale scenario venisse confermato, le attività dei centri diventerebbero difficilmente sostenibili o andrebbero comunque ridisegnate al ribasso. D’altro canto i Comuni, già alle prese con non poche difficoltà economiche, non avrebbero la possibilità di fare un intervento di supplenza rispetto alla Regione. “Da parte nostra – sottolinea Licari – c’è la massima disponibilità a promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, come dimostra anche il protocollo che abbiamo recentemente stipulato con Aimeri Ambiente e che prevede anche l’impiego dei richiedenti asilo, senza costi per il Comune, nell’ottica di un processo di inserimento lavorativo di questi nostri fratelli. Ma non possiamo svenarci, pagando 3,8 milioni di euro per colmare le mancanze della Regione. Non è una questione di mancanza di solidarietà: semplicemente non possiamo mettere a repentaglio la solidità delle casse comunali”.

La soluzione più logica sarebbe che da Palermo, quantomeno, si decidesse di rispettare gli impegni precedentemente presi per poi procedere a una regolamentazione generale del settore, in modo da non addossare ai Comuni un carico economico che li farebbe andare verso il default. Al contempo, sarebbe corretto tutelare il lavoro fatto con serietà da tante cooperative in questi anni. Ma la logica, si sa, in politica non sempre prevale. E questa vicenda rischia di presentarsi come un nuovo capitolo del “muro contro muro” che in questi mesi ha visto protagonisti la Regione e le amministrazioni comunali.

Vincenzo Figlioli

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