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Nasce il Coordinamento provinciale in difesa del territorio

Nei mesi scorsi si era costituito nel trapanese il Coordinamento provinciale contro la guerra e la Nato. Un’iniziativa partita in concomitanza con le esercitazione militari di Trident Juncture 2015, che hanno visto la base militare di Birgi ricoprire ancora una volta un ruolo centrale nelle strategie dell’Alleanza Atlantica. La mobilitazione di quelle settimane, che sul territorio ha avuto il suo culmine con una manifestazione regionale tenutasi a Marsala a fine ottobre, trova adesso la sua naturale evoluzione nella costituzione del Coordinamento provinciale trapanese in difesa del territorio, motivata dai promotori con “la necessità di rendersi soggetto attivo ad ampio raggio rispetto alle criticità dell’area trapanese e ponendosi altresì in relazione con tutte le realtà di movimento agenti  sul territorio siculo”. Il coordinamento evidenzia come la provincia di Trapani paghi storicamente “scelte imposte dall’alto senza alcun rispetto per la popolazione” con particolare riferimento a “un processo inarrestabile di devastazione ambientale, una speculazione militare ai massimi livelli, una cattiva gestione delle risorse pubbliche”.

“Le criticità del trapanese – si legge nella nota del Coordinamento – non  sono altro che riflesso particolare della condizione generale in cui versa la Sicilia governata  da una casta politica che porta avanti  un modello di sviluppo che, basandosi sul ricatto del lavoro e del salario, ci nega la possibilità a una vita dignitosa e in salute nei luoghi in cui siamo nati obbligandoci sino alla migrazione. Un modello di sviluppo che si pone  in assoluta continuità con il modello portato avanti in tempi antecedenti dai Governi regionali Cuffaro e Lombardo e che riflette la politica dei governi nazionali Berlusconi-Monti-Renzi. Gli interessi che chi ci governa tutela sono infatti quelli imprenditoriali, dei grandi colossi economici(vedi Eni nel caso delle trivellazione nel canale di Sicilia), del Governo nazionale, delle super potenze mondiali. Ci uniamo al dissenso che da più parti della Sicilia si esprime rispetto all’autoritarismo con cui questa governance ha affrontato questioni spinose e contraddizioni sociali e che si palesa con assoluta chiarezza nell’ultimo tentativo di fermare la proposta referendaria sul tema Trivellazioni – Sblocca Italia facendo votare la sua maggioranza contro tale proposta e provando a negare il diritto ad esprimersi per la popolazione siciliana”.

Se è vero che nel recente passato, in tante occasioni eterogenee espressioni di dissenso si sono esaurite nel giro di poco tempo, il neocostituito coordinamento sembra intenzionato a non disperdere il lavoro avviato nei mesi scorsi con l’obiettivo di “attivare un processo di presa di coscienza generale rispetto alle criticità”, in modo da opporre una risposta forte e compatta rispetto alle decisioni di chi esercita dall’alto le leve del potere. “Attraverso il metodo dell’inchiesta, dell’informazione cittadina e i momenti di piazza – conclude la nota – sedimenteremo e daremo basi solide al forte sentimento di appartenenza e allo smisurato amore per quest’isola per l’attivazione di un processo di costruzione di un reale modello di sviluppo virtuoso che non implichi la devastazione dei territori e la servitù di chi li abita. Il coordinamento si pone, dunque, quale presidio permanente in difesa del territorio sempre pronto ad accogliere le istanze e il malessere dei cittadini per un miglioramento delle condizioni di vita e per il rispetto dei diritti fondamentali in nome del sacrosanto principio all’autodeterminazione”.

Ieri una delegazione del coordinamento ha partecipato a Licata a una manifestazione contro le trivellazioni nel Mediterraneo.

Vincenzo Figlioli

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