Un duro colpo al patrimonio riconducibile alla famiglia mafiosa di Castelvetrano é stato inferto dai carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani, che questa mattina hanno dato esecuzione al sequestro emesso dal Tribunale del capoluogo a carico degli imprenditori castelvetranesi Antonino e Raffaella Spallino, prestanomi dell’organizzazione capeggiata dal latitante Matteo Messina Denaro. I provvedimenti ablativi, richiesti dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, hanno interessato le province di Trapani, Palermo e Reggio Calabria, colpendo l’ingente patrimonio accumulato dai due soggetti, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
L’intervento odierno scaturisce dalle progressioni investigative sulla ricerca di Matteo Messina Denaro, acquisite nell’ambito dell’operazione “mandamento” che, nel dicembre del 2012, aveva portato all’arresto degli esponenti di vertice del mandamento di Castelvetrano, inseriti a vario titolo nella struttura di supporto economico al latitante, e al sequestro del patrimonio accumulato dai predetti, per un valore complessivo di 16,5 milioni di euro.
Tale attività aveva documentato le infiltrazioni di Cosa Nostra nella gestione delle attività economiche nella provincia di Trapani ed accertato come la struttura criminale diretta dal latitante Matteo Messina Denaro esercitasse un rigido controllo territoriale finalizzato, tra l’altro, all’acquisizione sistematica dei lavori per la realizzazione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili, attraverso l’operato dell’ex consigliere provinciale (nonché presidente della commissione lavori pubblici) Santo Sacco, oltre che grazie ad una fitta rete di società controllate, in modo diretto o indiretto, dall’imprenditore salemitano Salvatore Angelo, già sottoposto ad analogo provvedimento ablativo.
Nel citato procedimento gli Spallino erano stati indagati per intestazione fittizia di beni (reato poi estinto per intervenuta prescrizione) ed, in particolare, per aver acquisito mediante la “Spallino Servizi srl”, allo scopo di favorire la locale famiglia mafiosa e di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniali, il ramo d’azienda della società “Ecol Sicula srl” dell’ergastolano Antonino Nastasi, già attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti .
L’odierna indagine patrimoniale, aggiornando ed integrando le acquisizioni dell’operazione “mandamento”, ha accertato il ruolo avuto dalle società “Modulor Energia s.r.l.” e “Modulor progettazioni s.n.c.” (il sequestro riguarda il 50% delle quote) degli Spallino nella realizzazione di un impianto fotovoltaico su un terreno in contrada Airone di Castelvetrano, di proprietà dell’esponente mafioso Giovanni Furnari. L’attivita’ ha inoltre riscontrato il trasferimento, nella provincia di Reggio Calabria delle società B.f.g. Energy s.r.l. (destinataria della misura ablativa) e Agricola Agrisland, accertando il contestuale ingresso nelle compagini societarie di soggetti collegati alla cosca Aquino di Marina di Gioiosa Ionica (provincia di Reggio Calabria), in passato coinvolta, unitamente al ricercato Messina Denaro, in un vasto traffico di sostanze stupefacenti dal Sud America (indagine “Igres”).
Infine, attraverso un’approfondita analisi dei rapporti bancari, è stato documentato il trasferimento, da parte degli Spallino, di tutti gli assets societari della Spallino Servizi s.r.l. a favore della cooperativa Ecoplus di Castevetrano, costituita nel 1999 per l’assistenza all’infanzia e trasformata, a seguito di una serie di operazioni societarie, in una cooperativa operante nel settore della raccolta dei rifiuti.
Per tale soggetto economico, risultato peraltro aggiudicatario, in regime d’urgenza, di numerosi lavori e forniture in ambito locale, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani ha applicato l’art. 34 del codice antimafia, che prevede l’amministrazione del bene senza lo spossessamento gestorio.
Il sequestro, ha avuto per oggetto 12 imprese operanti nei settori della produzione di energia elettrica, della raccolta di rifiuti, della ristorazione, delle attività agricole nonché dell’edilizia e gestione di immobili, 34 immobili tra appartamenti, uffici, autorimesse, magazzini e terreni; 28 rapporti bancari e 5 autocarri.
L’intervento si inserisce nel quadro della complessiva manovra finalizzata alla cattura del latitante da parte del gruppo congiunto dell’arma dei carabinieri e della poliza di stato che, sotto il coordinamento della procura distrettuale antimafia di Palermo, nell’anno in corso, ha già portato all’esecuzione: