Non siamo competenti di denaro. Quel poco che ci passa tra le mani lo gestiamo malissimo. Ma è il nostro e sbagliamo al massimo per la nostra famiglia. Ma chi, banche in testa, gestisce i risparmi della gente deve essere onesto e competente. Se fossimo un Paese normale (come la Svezia, per esempio), questo sarebbe il commento alla vicenda delle banche che hanno “rovinato” truffandoli o nella migliore delle ipotesi ingannandoli, migliaia di persone che avevano qualche soldo da parte e lo hanno affidato a loro. Indagherà la magistratura. Ma in un caso c’entra dell’altro. Uno di questi istituti di credito, la Banca Etruria, “coinvolge” il governo italiano e il ministro Maria Elena Boschi in prima persona. La vicenda è nota. La ministra era correntista della banca, il papà Pierluigi, appena lei è entrata nel Governo guidato da Matteo Renzi, è stato nominato vice presidente della banca (è un caso, naturalmente…) dopo esserne stato per diverso tempo componente del consiglio di amministrazione. Per la serie i “figli so’ pezzi ‘e core” durante questo periodo assunse, fece assumere va…, il figlio Emanuele dalla banca. Non come addetto alla sicurezza o come impiegato allo sportello, ma come responsabile del servizio cost management. Aveva i titoli adatti ed era un giovane in carriera. E dato che siamo in Italia aggiungiamo: chi avendone la possibilità non “imposta” il figlio? Tutto normale o quasi. Il “quasi” riguarda il ministro e con lei il governo che ha varato il decreto salva banche, salvando tra le altre, anche la Banca Etruria. In un Paese normale la Boschi si sarebbe presentata in Parlamento a spiegare i fatti. Ma, lo ripetiamo, non siamo un Paese normale. E così si ricompatta il partito della Boschi che va alla “Leopolda”, ma non spiega nulla. Andrà alla Camera perché il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia individuale. La ascolteremo. Il risultato appare scontato: incasserà la fiducia. La stampa vicina alle posizioni di governo, di solito fa i salti mortali per giustificare l’ingiustificabile. Ecco due esempi: “Il papà del ministro si era dimesso dal suo incarico lo scorso 11 febbraio…”. Non c’è bisogno di raccontare bugie per essere partigiani: Boschi senior decadde a seguito del commissariamento della banca. Poi tutti a fare a gara a giustificare il ministro. Il premier Renzi “Nella vicenda Maria Elena (sono in confidenza, n.d,r.) non ha alcun conflitto di interessi. Bruno Vespa a Porta a Porta: “il comportamento della Boschi è stato esemplare: ha abbandonato i lavori del Consiglio dei Ministri, non appena è stato posto in votazione il decreto salva banche”. Ci chiediamo: perché ha abbandonato i lavori visto che non era in conflitto di interessi?