Seppur con qualche malumore, in osservanza alle disposizioni del governo nazionale e dell’Unione Europea la Regione Sicilia ha deciso di mettere in vendita alcune società partecipate di cui fin qui è stata azionista di maggioranza. L’ente ha avviato la dismissione di società di cui deteneva quote minoritarie, riservandosi di continuare a controllarne una decina. Tra queste non figura l’Airgest, sebbene la Regione detenesse il 59,68% del pacchetto azionario, rilevato nel 2013 dopo l’abrogazione delle Province. Il percorso tracciato per il futuro della società che gestisce l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi prevede in una prima fase l’individuazione di un advisor mediante procedura a evidenza pubblica per la determinazione del valore delle azioni. Dopo di che, entro due settimane il Consiglio d’amministrazione dovrà dare notizia della valutazione agli altri soci, i quali potranno esercitare il diritto di prelazione entro 20 giorni. Se nessuno dei soci si rivelerà interessato all’acquisto, le quote verranno vendute con una procedura a evidenza pubblica. Le stime fin qui circolate parlano di quattro mesi di tempo per il bando di gara e altri due per l’aggiudicazione. Naturalmente, sarà interessante capire come si muoveranno i diversi soci privati, fin qui titolare del 38% del pacchetto azionario di Airgest, usciti peraltro più forti dopo la nomina del nuovo Consiglio d’amministrazione presieduto da Franco Giudice. In particolare, la Società Infrastrutture Sicilia srl che detiene il 32,6% delle quote e che tra i soci più influenti ha, a sua volta, Corporacion America.
Fin qui, il mondo politico locale ha preferito non commentare la vicenda. L’unica nota è arrivata da parte del deputato regionale Girolamo Fazio che si è detto “non contrario alla cessione ai privati delle quote Airgest di proprietà della Regione” evidenziando però come sia ancora “presto per dire se ciò avrà effetti positivi sullo scalo e se determinerà un vantaggio per la comunità”. “D’altro canto, però – aggiunge l’ex sindaco di Trapani – la presenza della mano pubblica, per esempio con un trasferimento di una parte delle quote al Consorzio dei Comuni, appena questo sarà operativo, anche con una posizione minoritaria in termini di quote azionarie è per certi versi una garanzia; anzi è una condizione che proporrò nella prossima seduta d’aula. È di tutta evidenza, comunque, che privata o pubblica che sia, la gestione aeroportuale di Birgi deve inquadrarsi nel prossimo futuro in maniera sinergica in un sistema di aeroporti siciliani, o almeno della Sicilia Occidentale, in modo tale che si eviti una concorrenza dannosa e si utilizzino le diverse potenzialità degli scali in maniera strategica, anche immaginando una unica regia”.