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Sturiano, la maggioranza e la grande coalizione

Seguendo le ultime sedute del Consiglio comunale di Marsala siamo tornati a casa con una certezza: non sono le elezioni a determinare le maggioranze a Sala delle Lapidi. Negli ultimi tre mandati (con Renzo Carini, Giulia Adamo e Alberto Di Girolamo, per intenderci), a urne chiuse, il candidato sindaco vincente si è sempre ritrovato con un pacchetto di 18 consiglieri eletti nella propria coalizione. Un numero più che adeguato per una maggioranza autosufficiente. Tuttavia, in ognuno dei tre casi citati, per circostanze diverse, le coalizioni elettorali si sono rivelate meno consistenti di un panetto di burro di fronte al sole d’agosto. Il Consiglio comunale attuale, a differenza dei precedenti, non ha ancora regalato clamorosi ribaltoni o cambi di casacca. L’improvvisa sortita di Alessandro Coppola, nei giorni scorsi, è rientrata in meno di 48 ore. Chi ha avuto modo di osservare i lavori d’aula e lo svolgimento dei dibattiti di Sala delle Lapidi ha però avuto la sensazione che non ci sia una maggioranza di centrosinistra legata al patto elettorale con Alberto Di Girolamo e al programma presentato ai cittadini. Ma una maggioranza trasversale, guidata dal presidente del Consiglio Enzo Sturiano, in cui potenzialmente converge un bacino che oscilla tra 24 e 27 consiglieri. Restano fuori dai giochi Aldo Rodriquez (M5S), Daniele Nuccio e Linda Licari (Cambiamo Marsala), a cui in qualche occasione si sono aggiunti Michele Gandolfo (Psi), Pino Cordaro e Angelo Di Girolamo (Pd). A irrobustire questa “grande coalizione” che ruota intorno a Sturiano contribuiscono in maniera determinante da un lato Antonio Vinci, che controlla quasi tutto il gruppo dei democratici, e dall’altro Giovanni Sinacori, regista consiliare dei gruppi eletti con la coalizione di Massimo Grillo. Chiaramente tutto ciò avviene a prescindere dalle aspettative degli elettori. Chi ha votato per Alberto Di Girolamo si sarebbe aspettato che il centrosinistra avrebbe approfittato dei propri numeri per portare avanti il proprio programma in maniera autosufficiente, attorno alla leadership del sindaco. Chi ha votato per Massimo Grillo si sarebbe aspettato un’opposizione senza sconti. Assistiamo invece in Consiglio a uno spettacolo che somiglia tanto a una grande marmellata, in cui gli scontri più feroci si registrano all’interno degli stessi schieramenti e le intese più immediate si consumano con i rappresentanti di fazioni avverse. Roba che piace tanto agli alchimisti della politica, sempre pronti a entusiasmarsi per le strategie apparentemente più contorte. Noi però restiamo convinti che agli elettori piaccia la semplicità. E che quel 53% degli aventi diritto che non andò a votare per il ballottaggio avrebbe dovuto insegnare qualcosa.

Vincenzo Figlioli

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