Categorie: AperturaMarsalaPolitica

Grillo detta le condizioni per la pacificazione: “Ripristiniamo la verità e isoliamo chi non accetta le regole”

Alla fine Massimo Grillo spiazza tutti. Chi si attendeva dalla conferenza stampa convocata per stamattina il lancio di una nuova iniziativa politica, si è ritrovato infatti di fronte a qualcosa di molto diverso. L’ex parlamentare si è infatti presentato assieme al suo nuovo legale, l’avvocato Valerio Vartolo, per parlare della necessità di una pacificazione all’interno dello scenario politico locale, ma annunciando anche di aver deciso di procedere con un’azione civile nei confronti di due donne: una consigliera comunale (Linda Licari, del gruppo “Cambiamo Marsala”) e un’altra cittadina lilibetana (Valentina Cariglia). Da entrambe Grillo dichiara di essersi sentito diffamato durante la campagna elettorale.

Ci si chiederà: che c’entrano le azioni legali con la pacificazione? Per l’ex parlamentare, costituiscono il primo di cinque punti da cui partire per recuperare lo spirito di fraternità perduto durante una campagna elettorale in cui ritiene di essere stato oggetto di una campagna diffamatoria mirata, “un’autentica macchina del fango”, a cui avrebbero contribuito centinaia di persone, comprese alcune insegnanti che avrebbero organizzato degli incontri con gli studenti per denigrare la sua candidatura. Il secondo punto prevede invece la “diffida a lanciare accuse personali e familiari”. Grillo, a tal riguardo, è tornato a ricordare alcuni passaggi della sua lunga storia politica, in particolare la scelta di non ricandidarsi nel 2006 alle elezioni, in polemica con la presenza nella lista dell’Udc di Totò Cuffaro. Ma il riferimento è anche a suo padre Salvatore, la cui partecipazione ai funerali di Ignazio Salvo è stata spesso citata durante la campagna elettorale, così come i suoi guai giudiziari. “Mio padre ci ha educati alla legalità – ha sottolineato Grillo – esattamente come ha fatto Bernardo Mattarella con i suoi figli”. (l’ex presidente della Regione Pier Santi, ucciso dalla mafia, e l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio ndr). Il terzo punto, mira a “ripristinare la verità”: e, in quest’ottica, Massimo Grillo è tornato a difendere la Fondazione “Francesco d’Assisi” che gestisce il “Borgo della Pace” dalle critiche di chi l’ha accusata di “lucrare sulla solidarietà”. “Una menzogna grave – ribadisce l’ex parlamentare – pronunciata da chi non conosce cosa si fa al Borgo della Pace. A Marsala, attraverso questa realtà, avremmo un’opportunità storica. Eppure viene rifiutata. E si attacca la Fondazione per attaccare me”. I primi tre punti fanno poi da preludio al quarto, che riguarda la promozione di un nuovo modello politico e culturale: “Bisogna superare la logica amico-nemico e puntare sull’unità, nel segno del bene comune”. Un concetto che Grillo ha ripetuto più volte nella sua storia politica e su cui, evidentemente, vuole ancora puntare. Infine, l’ex deputato dell’Udc chiede “un patto di cooperazione”, che individui una serie di regole, in modo da fermare “la macchina del fango che arriva da una certa parte politica”. E il riferimento, in questo caso, sembra diretto al consigliere Daniele Nuccio, con cui Grillo e i suoi hanno avuto ripetuti scambi dialettici al vetriolo nelle ultime settimane. “Se non ci sono regole e modelli culturali condivisi, non ci può essere collaborazione”, ripete ancora l’ex parlamentare, sottolineando che “occorre isolare chi non vuole rispettare le regole e intende perseguire un’antimafia di facciata”. Resta da capire chi dovrà definire le suddette regole. Ma magari lo sapremo alla prossima conferenza stampa.

Rettifica: In riferimento all’articolo pubblicato ieri sul nostro giornale dal titolo Grillo detta le condizioni per la pacificazione: “Ripristiniamo la verità e isoliamo chi non accetta le regole”, ci è stato fatto notare dall’onorevole Grillo che in una prima stesura del pezzo abbiamo riportato una frase in maniera diversa da com’è stata pronunciata. In particolare, un passaggio riferibile alla storia politica e personale del padre Salvatore. “In riferimento alle accuse di mafia – scrive Massimo Grillo – io testualmente ho detto che mio padre, come tanti politici dell’epoca, non ha mai avuto problemi giudiziari, ed inoltre ha sempre educato la nostra famiglia alla legalità”. Come ho già fatto personalmente, mi scuso in questa sede con i diretti interessati e con i lettori per il refuso, attribuibile, come talvolta accade a noi giornalisti, a un difetto di interpretazione o a un appunto riportato male. Sbagliare è umano, scusarsi – in questi casi – è doveroso. [ v. f. ]

Vincenzo Figlioli

I commenti sono chiusi.

Condividi
Tags: Daniele NuccioLinda Licarimassimo grilloSalvatore GrilloSergio Mattarella