C’è un modo di dire siciliano che dice: “accussi si passano u tempu” con cui si vuole giustificare una situazione “accomodante”, e questa frase la si usa spesso e volentieri quando si parla dei disabili o della disabilità in generale. In questo articolo vorrei porre l’attenzione su un tema interessante, ma vorrei porlo alla gente sotto forma di domanda: “perchè le associazioni di volontariato del territorio marsalese che si occupano della disabilità (per lo più ragazzi e ragazze in carrozzina o con disabilità mentali), fanno solo attività ludico ricreative?” In molti possono pensare che sia una questione di poco conto, o che io voglia alzare un polverone per nulla, ma da molti anni ho frequentato varie associazioni di volontariato ed ho notato che c’è un denominatore comune cioè il focalizzare l’attenzione delle loro attività solo sul (ludico ricreativo), cambia solo lo spirito con cui lo si fa, c’è chi lo fa “religiosamente” e chi “laicamente” ma nessuna ha mai svolto qualcosa di diverso, come l’integrazione nel mondo del lavoro, associazioni sportive, e tutto ciò che potrebbe fare compiere una “scelta” diversamente utile per i disabili e gratificante per i loro familiari. È vero che il volontariato rappresenta una risorsa della società moderna, ma è altrettanto vero che esso sopperisce alle mancanze della Stato nei confronti dei più deboli, e se non c’è una scelta variegata, se esiste solo una “possibilità con cui fare esperienza, allora vuol dire che non c’è libertà di scelta, ne per chi decide di fare volontariato con i disabili in maniera “non ludica”, ne tanto meno per i disabili che vorrebbero fare cose diverse.
A mio giudizio i motivi non sono solo di natura economica come potrebbe pensare gran parte della gente ma ci sono anche motivi socio-familiari che fanno optare le scelte in un sola direzione. La maggior parte delle persone tra cui anche molte famiglie di disabili pensa che i bisogni di un disabile siano uguali a quelli di un bambino, o che i vari momenti di aggregazione che le associazioni fanno siano necessari all’integrazione, ma trattare una persona da eterno infante non offende la sua dignità? Naturalmente si! E a mio avviso è questo il grosso problema di molte città tra cui purtroppo anche la nostra Marsala, il considerare “eterni bambini” persone adulte che magari hanno delle potenzialità inespresse anche a loro insaputa. Ogni uomo possiede delle risorse dentro di se che non conosce, ma a volte c’è bisogno di aiuto per essere scoperte. Penso che le associazioni di volontariato intese come “risorsa in più” possono fare molto, se si differenziano nelle loro funzioni e attività, inoltre riguardo la nostra città penso che ci si debba staccare dallo stereotipo che il disabile deve uscire solo per gli “eventi speciali” noi disabili dobbiamo diventare parte attiva della società, ma naturalmente non lo si può fare da soli e il volontariato può dare una grossa mano, purchè si differenzi nelle sue proposte e dia la libera scelta.
Emiliano Zerilli