Neanche un ritorno delle oche in Campidoglio potrebbe fermare l’avanzata di Mafia Capitale. Allora, quando uscì lo scandalo e vennero fuori gli arresti eccellenti, l’unico a rimanere in piedi era stato proprio lui: Ignazio Marino. Lui che veniva tirato già in ballo nei primi mesi da sindaco di Roma, quando attirò le ire delle associazioni animaliste per delle dichiarazioni sulle sperimentazioni alle cavie da laboratorio. Sul fatto che andasse “a lavoro” in bici solo un scoop da poco sul TG nazionale. Quando scoppiò il caso degli affari sporchi – per chi pensava che la mafia esistesse solo in Sicilia – tutti puntarono il dito contro Marino a suon di “lui non poteva non sapere” e d’altronde al suo fianco c’erano nomi diventati noti alle cronache, come Coratti e Odevaine, quest’ultimo si era fatto cambiare anche il cognome per celare una condanna per droga in gioventù nonché uomo di Walter Veltroni. Nomi insomma, che erano proposti dal PD a Marino. In fondo era alquanto strano che lui non sapesse quanto marcio ci fosse intorno a lui. Ma Marino ha resistito, è rimasto in piedi perché effettivamente ha dimostrato di esserne estraneo. Nel mondo del potere fatto di “pupi” e “pupari” non ne serviva un ennesimo. Era sufficiente che a capo della Capitale d’Italia, ci fosse un uomo forse onesto ma più probabilmente politicamente ingenuo. E gli affari di Mafia Capitale avrebbero dovuto continuare al di là dei tagli alle spese, della rivoluzione in materia di trasporti pubblici, dell’auto condivisa (meglio nota come car sharing), oltre alla pedonalizzazione dei Fori Imperiali (più che condivisibile) e alla lotta contro i venditori abusivi. Tutti atti che Marino ha fatto in 27 mesi di sindacatura. Ma evidentemente la macchina del fango contro lui non era abbastanza. E certa stampa c’ha marciato sopra. E allora eccolo accusato ancora di cene istituzionali di dubbia finalità (a quanto pare c’era una console polacca invitata a quella cena) e di presenze per cui anche il Papa ha dichiarato, incalzato dai giornalisti, “io non l’ho invitato”. Lui no, ma se all’incontro mondiale delle famiglie, il sindaco di una delle città più importanti al mondo ha voluto partecipare spontaneamente in quanto cattolico, non ci vedo personalmente nulla di male. Ora le dimissioni ma anche tanta rabbia. Marino di cose da dire, oggi, ne avrebbe e parecchie. Il consiglio che vorrei dargli è di parlare chiaramente. Anche perché le sue dimissioni, fortemente sostenute dai suoi colleghi del PD – quelli che non si dimettono mai – li porterà a sbattere contro un muro. Ecco infatti Renzi che non vuole le primarie, ecco Salvini che propone la Meloni. Il problema è però uno solo: non hanno fatto i conti con il Movimento 5 Stelle, altro che oche… un’inarrestabile corazzata. Guardiamoci in faccia, in Italia al momento è l’unica opposizione ad un Governo non votato dai cittadini.