Si insedierà ufficialmente domani a Marsala il nuovo direttore del Parco Archeologico Lilibeo. Si tratta dell’architetto Enrico Caruso, che subentra a Marisa Famà. Marsalese, attuale direttore del Parco Monte Jato, Caruso assume quest’incarico ad interim (comunque rinnovabile) per tre mesi ed è molto noto nel settore per i suoi studi su Mozia e l’antica Lilibeo. “Sono stato il primo a scrivere che la Villa Romana era in realtà una domus signorile – ricorda – e nel 1983 ho curato una mostra su Lilibeo che è diventata il nucleo del museo attuale. Negli anni ho continuato a studiare, pubblicando decine di saggi sulle fortificazioni di Lilibeo, che tra il III e il IV secolo avanti Cristo era molto più avanti di Siracusa, grazie all’opera dei generali cartaginesi che portarono qui le loro conoscenze nell’arte della guerra”. Di quelle fortificazioni, tuttavia, è rimasto poco. Anche perché, come sottolinea Caruso, sono state nascoste “sotto orribili condomini” e lo stesso architetto ricorda come, in passato, si ritrovò ad essere “molto ostacolato” mentre lavorava nei pressi della zona dei Canottieri.
Caruso, nei mesi scorsi era stato incaricato di dirigere i lavori riguardanti il rinnovamento della sala della nave punica a Baglio Anselmi. Lavori ufficialmente partiti oggi e che si concluderanno ad aprile. Ed è lo stesso architetto marsalese a definire adesso la sua nomina “una felice coincidenza”. Toccherà a lui, tra le altre cose, seguire il percorso che porterà al Baglio Anselmi anche la Nave di Marausa. “Il nostro deve diventare un Parco a tutti gli effetti – spiega Caruso -. Con le nuove normative potremo utilizzare il 70% degli incassi derivanti dai biglietti e dal merchandising all’interno della struttura. E’ vero, attualmente possiamo contare su 50.000 visitatori l’anno. Agrigento ne fa 500.000. Non abbiamo avuto grande visibilità e non abbiamo i templi. Ma possiamo crescere puntando su altro”. Sicuramente sul Museo Navale, ma anche sulla Chiesa di Santa Maria della Grotta: “Farò di tutto per portare avanti questo progetto”, assicura Caruso, mostrandosi anche ottimista sul riconoscimento Unesco. “Lo dico dal ’94: Mozia e Lilibeo non possono essere separate. Aver puntato adesso su questo binomio può favorirci rispetto al passato”.