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#IoStoConErri

Procedo per “scavalco”. Anche perché non mi va di sprecare parole su una ragazza di 18 anni che ad un concorso di bellezza e in televisione dichiara di aver voluto vivere la Seconda Guerra Mondiale, tanto non sarebbe partita al fronte. Con buona pace di anni di lotte per i diritti delle donne. Ecco perché le parole sono importanti, hanno un peso. Dipende anche da chi le pronuncia. “La Tav va sabotata, ecco a cosa servono le cesoie, a tagliare le reti”. Sono queste le parole pronunciate dallo scrittore Erri De Luca, a sostegno del movimento No Tav che ha manifestato con forza contro la realizzazione del Treno ad Alta Velocità in Val di Susa, perché ritenuto inutile, inadeguato e invasivo per l’ambiente circostante. Per quelle esternazioni, De Luca rischia la condanna ad 8 mesi di reclusione con l’accusa di istigazione a delinquere. E’ vero, l’iter giudiziale deve fare il suo corso e va rispettato da tutti, ma nonostante ciò mi permetto di dissentire e di sostenere De Luca. Per il vero al suo fianco si sono esposti suoi colleghi, simboli dell’Antimafia e delle associazioni umanitarie. “Non si processa la cultura, non si arresta il pensiero libero”, ha affermato il sindaco di Napoli ed ex pm, Luigi de Magistris. Ed è su questo che la difesa sta puntando: la libertà di espressione, di pensiero, difese dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Quello che si sta svolgendo è un “processo alle parole”. Un sabotaggio non praticato, quello dello scrittore napoletano, forse solo pensato ma mai pianificato. Un “reato impossibile”. L’Accusa invece punta sulla violazione del diritto alla pubblica sicurezza. Ma a mio parere non ha fondamento. Anche vita e dignità sono tutelati dalla nostra Carta fondamentale, ma la prima cede il passo alla seconda ad esempio quando si parla di eutanasia. E nel caso di De Luca siamo di fronte a due diritti costituzionalmente riconosciuti dove, nel caso specifico, l’uno non prevarica sull’altro. Da quando in qua le parole di un intellettuale hanno un peso? La società pensante, quella che scrive, che legge, che cerca ogni giorno di cambiare le cose anche solo a partire dal proprio vicinato, è più di 20 anni che attende l’ultimo samurai della cultura a proteggerci dal berlusconismo, mentre oggi si intenta un processo alle parole di un fine intellettuale italiano. “Per uno scrittore il reato di opinione è un onore”, ha dichiarato Erri De Luca. Per la società odierna dovrebbe essere un onore difendere la libertà di espressione di De Luca e di tutti quelli che come lui hanno la forza di esprimere un pensiero forte, deciso, contro il potere e in questo momento storico, non vorremmo mai assistere ad uno degli ultimi intellettuali andare via in manette. “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”, non era di Voltaire ma di Evelyn Beatrice Hall, non importa. Quello che importa invece, è stare al fianco di Erri per proteggere noi stessi. #IoStoConErri.

Claudia Marchetti

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