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Blitz nella notte fra Palermo e Trapani: arrestati 11 fedelissimi di Messina Denaro

Scoperta una “centrale di smistamento” dei pizzini per le comunicazioni con il superlatitante

Un blitz coordinato dagli uomini della Dda di Palermo nella notte ha permesso l’arresto di 11 fiancheggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.  L’operazione denominata “Ermes”, in cui sono state notificate misure cautelari ai capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna, è stata eseguita poche ore prima dell’alba. Le persone tratte in arresto sono indagate per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa per aver agevolato la latitanza del noto boss Matteo Messina Denaro.

La complessa indagine è stata condotta dai pubblici ministeri di Palermo Paolo Guido, Carlo Marzella, dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dal procuratore Franco Lo Voi. L’obiettivo è di disgregare la fitta rete che sostiene la latitanza del capomafia di Castelvetrano. L’indagine è una prosecuzione delle operazioni “Golem” ed “Eden” condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno tratto in arresto favoreggiatori e familiari del boss.

In una masseria in “Contrada Lippone” tra Mazara e Salemi è stata scoperta anche la centrale dei pizzini. Da lì venivano smistate le comunicazioni con Messina Denaro attraverso i piccoli foglietti piegati e ripiegati e consegnati a decine di persone. Le intercettazioni rivelano che era un vecchio mafioso, Vito Gondola, reggente del mandamento di Mazara del Vallo, ad occuparsi del gravoso compito della distribuzione dei biglietti arrivati dal latitante, che venivano poi destinati alle diverse famiglie mafiose della provincia di Trapani.

Ecco i nomi degli arrestati: Vito Gondola, nato a Mazara del Vallo (TP) il 16/04/1938 allevatore pluripregiudicato, reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo; Michele Gucciardi, nato a Salemi (TP) il 11/10/1953 , imprenditore agricolo pregiudicato, reggente della famiglia mafiosa di Salemi; Giovanni Domenico Scimonelli, nato a Locarno (Svizzera) il 08/08/1967, imprenditore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Partanna; Pietro Giambalvo, nato ad Ustica (PA) il 28/07/1938 allevatore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Santa Ninfa (TP); Vincenzo Giambalvo, nato a Mazara Del Vallo (TP) il 01/05/1977 allevatore pregiudicato, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Santa Ninfa (TP); Sergio Giglio, nato a Salemi (TP) il 07/08/1969 allevatore pregiudicato; Ugo Di Leonardo, nato a Santa Ninfa (TP) il 27/04/1942 geometra in pensione, incensurato; Michele Terranova, nato a Salemi (TP) il 23/09/1969 ed ivi residente, allevatore incensurato; Giovanni Mattarella, nato a Mazara del Vallo (TP) il 10/03/1966 commerciante pregiudicato, uomo d’onore della Famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; Leonardo Agueci nato a Salemi (TP) il 11/11/1987 ragioniere incensurato di Gibellina (TP); Giovanni Loretta, nato a Mazara del Vallo (TP) il 31/10/1972 autotrasportatore.

I militari hanno concentrato le proprie indagini sulla rete di comunicazioni che poteva mettere in contatto il superlatitante con il mondo esterno, ed in particolare le attenzioni investigative si sono concentrate su quei soggetti che, per caratura criminale e ruolo assodato all’interno delle consorterie mafiose della provincia di Trapani, potessero succedere agli arrestati del tempo nella struttura di favoreggiamento del latitante. Fra questi Vito Gondola, anziano ed autorevole capo-mandamento della famiglia Mafiosa di Mazara del Vallo, Michele Gucciardi, ai vertici della famiglia mafiosa di Salemi, Pietro Giambalvo di Santa Ninfa e Giovanni Domenico Scimonelli di Partanna (già arrestato nel 1998 nell’ambito dell’operazione Belice per analoghe condotte).

Complesso il sistema di rapporti che ha coinvolto gli arrestati: Vito Gondola, aveva dovuto individuare dei “tramiti” (così denominava i soggetti di fiducia lo stesso latitante in scritti in precedenza sequestrati) di provata affidabilità per poter interloquire in maniera riservata con gli altri capimafia.

Organigramma – Procura della Repubblica di Palermo

Anche incensurati e apparentemente insospettabili erano coinvolti in questo sistema di corrispondenze, come Michele Terranova, un allevatore di Salemi nonché gestore di un caseificio, che garantiva il discreto collegamento tra Gondola e Gucciardi ai quali era legato da ragioni apparentemente lecite connesse alla pastorizia. Giovanni Loretta (autotrasportatore mazarese, fratello di Carlo Loretta, già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “PERONOSPERA II”) assicurava, per il tramite di Leonardo Agueci (un ragioniere di una ditta di Santa Ninfa legata a Loretta per ragioni d’affari), le comunicazioni tra Gondola e Giambalvo.

Ugo Di Leonardo, un geometra in pensione di Partanna, permetteva a Gondola di fissare dei riservati incontri con Scimonelli e talvolta agevolava quest’ultimo nel fissare appuntamenti con Pietro Giambalvo. Giovanni Mattarella, genero di Gondola, già tratto in arresto e condannato per aver favorito la latitanza di Vincenzo Sinacori, infine, agevolava la pianificazione e la fissazione di incontri riservati  tra il suocero e Scimonelli.

La trasmissione della corrispondenza riservata, secondo quanto emerso, avveniva con cadenza trimestrale e con modalità dettate dallo stesso latitante che evidentemente, al fine di scongiurare ogni possibile tentativo da parte degli investigatori di risalire la filiera di trasmissione dei pizzini, aveva deciso di evitare più frequenti contatti con i suoi accoliti. Lo scambio dei messaggi avveniva in aperta campagna nell’occasione di incontri tra gli indagati che pure in quelle occasioni usavano la massima accortezza nel linguaggio per riferirsi al latitante o alle dinamiche criminali sottese alle direttive impartite dal boss mediante gli stessi messaggi riservati.

Le investigazioni del ROS, infine, hanno consentito di definire meglio il ruolo di vertice di Vito Gondola, concretizzatosi nella risoluzione di controversie interne al sodalizio e nel capillare controllo del territorio finalizzato all’infiltrazione del tessuto economico locale, attraverso imprese di diretta emanazione dell’organizzazione criminale. Sono stati infatti documentati i suoi ripetuti interventi per dirimere contrasti inerenti la spartizione dei guadagni provenienti dalla realizzazione del parco eolico “Vento di Vino”, destinati anche al sostentamento del nucleo familiare dei Messina Denaro e dello stesso latitante. Nello stesso contesto sono state eseguite 18 perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri soggetti indagati a piede libero nell’ambito del medesimo procedimento penale. Sono attualmente in corso verifiche di natura finanziaria presso alcuni istituti di credito svizzeri ove si ritiene plausibile che alcuni indagati possano aver distratto somme di denaro finalizzate al sostentamento economico del latitante.

redazione

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