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L’Ars vota la riforma sui Liberi Consorzi e le Città Metropolitane. Finisce l’era delle Province

Di proroga in proroga, l’abrogazione delle province per il governo Crocetta e la Sicilia sembrava destinata a restare un’eterna incompiuta. Ieri, finalmente, l’Ars ha approvato la riforma che istituisce sei Liberi consorzi (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Trapani) e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

A guidare i nuovi enti sarà un presidente, designato da un’adunanza elettorale di cui fanno parte i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. Al suo fianco, un po’ come in passato, un vicepresidente e una squadra assessoriale con un numero variabile di componenti (da 4 a 8) a seconda della popolazione residente all’interno del Libero Consorzio. Anche la giunta viene designata dalla stessa adunanza elettorale in base a una lista proposta dal presidente. Ed è proprio la scomparsa dei consigli provinciali a determinare il principale risparmio per le casse pubbliche, che non dovranno quindi corrispondere alcuna indennità di mandato al nuovo organo assembleare, composto soltanto dai primi cittadini dei Comuni che fanno parte del Libero Consorzio. Inoltre, molte competenze in precedenza detenute anche dalle Province, verranno trasferite ai Comuni e alla Regione. All’adunanza spetta anche di decidere sulla eventuale mozione di sfiducia al presidente.

La principale sorpresa riservata dalla riforma votata ieri dall’Ars non riguarda i Liberi Consorzi, ma le Città Metropolitane. Contrariamente a quanto si pensava, il sindaco della Città Metropolitana non sarà automaticamente quello della Comune capoluogo (Palermo, Catania, Messina) ma sarà anche in questo caso designato dall’adunanza elettorale di cui fanno parte i primi cittadini e i consiglieri comunali del territorio provinciale.

Vincenzo Figlioli

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