Il difensore Stefano Pellegrino: “Non è possibile equiparare l’uso di carte clonate al riciclaggio. Ci appelleremo”
Il GUP Francesco Parrinello ha condannato a tre anni di reclusione un commerciante marsalese accusato di aver utilizzato carte di credito clonate. Secondo quanto riferito avrebbe venduto merce a sconosciuti per un valore di oltre 60mila euro, ma il pagamento è stato effettuato con carte di credito rubate o clonate da altre di nord Europa, Qatar e Stati Uniti. Nel 2013 la Guardia di Finanza aveva sequestrato beni e denaro al titolare di una ditta di infissi Felice Tumbarello, ma l’avvocato difensore Stefano Pellegrino aveva subito presentato ricorso al Tribunale di Trapani per il dissequestro: “Il mio assistito non aveva modo di immaginare che si trattasse di denaro illecito”. Tumbarello avrebbe venduto merce in due riprese: la prima di 45mila e la seconda di 22mila euro a sconosciuti che si sono presentati in negozio con un mazzo di carte di credito: Visa, Cartasì e altre americane. Secondo l’accusa si tratta di carte clonate o rubate. “Il Tribunale di Libertà – ha detto l’avvocato Pellegrino – due anni fa ha annullato l’ordinanza di sequestro accogliendo il nostro ricorso e disponendo l’immediata restituzione delle somme. Le Fiamme Gialle hanno ipotizzato il reato di riciclaggio, ma noi non riteniamo sia così, in quanto le condotte, tutt’al più potevano integrare il reato di truffa per il quale non è previsto il sequestro per equivalente”. Ne è seguito il processo celebrato con il rito abbreviato, ma il difensore ha già annunciato il ricorso in appello.