“Gli esami non finiscono mai” è un luogo comune così come noi non finiremo mai di parlare della scuola. Non solo perchè è la sede in cui si formano le future generazioni a cui affidare il Paese, ma anche perchè è lì che si forma la prima vera comunità fatta di piccoli problemi da affrontare che per il bambino sono certamente grandi. Quello che il Governo Renzi non riesce a capire – e lo capisce benissimo invece – è che per risollevare le sorti della scuola, è necessaria una riforma “dal basso”. In tutti i sensi. Ecco perchè appoggiamo, sin dalla prime ore di ieri, le lotte dei sindacati, degli studenti e degli insegnanti all’annuncio del voto in Senato sulla fiducia al maxiemendamento. La scuola non ha bisogno di “chiamate dirette” a favore di raccomandazioni, ricatti e clientelismi, non chiede di essere privatizzata col rischio di perdere “figli”, non vuole che i genitori giudichino gli insegnanti che oggi sono sempre più preparati per via di lauree, master e corsi di aggiornamento. La scuola chiede un tetto sicuro, una stufa per l’inverno, servizi nei bagni, carta per le fotocopie. Chiede corsi pomeridiani per le arti e i mestieri (alcuni dei quali quasi scomparsi), di dare ai propri studenti la possibilità di scegliere, sin dalle superiori, determinate materie che li possa “accompagnare” lungo il percorso universitario, di spronarli a conquistare una buona media voti attraverso l’accesso a sport ed iniziative extracurriculari (c.d. modello americano). La scuola chiede anche di proseguire con i progetti Pon che le permettono un ampio respiro e l’acquisto di attrezzature. Una riforma deve occuparsi della stabilizzazione degli insegnanti precari (molti sono a rischio) attivando il piano assunzioni del personale in base anche alle esigenze della singola scuola, che sblocchi una volta e per tutte il rinnovo dei contratti, conseguentemente all’abrogazione della legge Fornero sullo scellerato sistema pensionistico che ha tagliato teste. Al di fuori dell’Ufficio Scolastico regionale è necessario costituire un Comitato di Trasparenza e Vigilanza per le assunzioni nelle scuole che non devono essere monopolio dei presidi. Altra cosa da non tralasciare sono le tecnologie che anziché risolvere e velocizzare hanno più volte bloccato l’attività degli insegnanti nella valutazione dei ragazzi e nei registri di classe on-line. E’ bene che ci siano ma come alternativa, perchè esiste ancora la penna. La penna è il simbolo che bisogna di ripartire da una riforma “dal basso”. Non (solo) dai lumini o dai “rip” dei 5 Stelle, non dall’autosufficienza di Renzi, non dall’onnipotenza di un Governo che non ci permette di andare alle urne e decidere per chi votare e da chi farci governare.