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Dalla Adamo alla Adamo

La Sicilia è la terra dei paradossi e delle contraddizioni. Ne siamo convinti da tempo. Tuttavia, accadono ancora cose che riescono a stupirci. Come ci è successo ieri, quando le agenzie di stampa hanno battuto la notizia riguardante la sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna di Giulia Adamo per concussione. Lo stupore non riguarda la decisione dei giudici. Ma la consapevolezza che siamo di fronte a una campagna elettorale anomala, che a differenza delle precedenti non ha un inizio: ne ha due. Il primo risale allo scorso luglio, con la sentenza della Corte d’Appello, la condanna della Adamo, la sospensione del prefetto e le dimissioni dell’ex sindaco. Il secondo inizio, sulla carta, avrebbe dovuto avere una connotazione più canonica. Ma proprio ieri, nella giornata in cui i partiti e i movimenti hanno completato la presentazione delle liste, arriva l’annullamento di quella sentenza da cui è partito tutto.

Da qualsiasi punto di vista la si osservi, questa vicenda puzza di bruciato. Dopo la sospensione del prefetto, scrivemmo chiaramente che Giulia Adamo avrebbe fatto bene a dimettersi, auspicando che il commissariamento durasse il minimo indispensabile per andare al voto alla prima tornata utile, restituendo ai marsalesi la possibilità di programmare il proprio futuro. La gestione commissariale è invece durata più del previsto (dieci mesi) e ora che ci si prepara davvero ad andare alle urne, apprendiamo che quella sentenza è stata cancellata con un colpo di spugna. Il più talentuoso tra i registi, non avrebbe saputo immaginare un colpo di scena migliore. Purtroppo, però, non siamo in un film. E a noi cittadini resta la sensazione di una storia che andrebbe chiarita per non lasciarci il dubbio che i destini di Marsala possano essere decisi non tanto nelle aule dei tribunali, quanto in alcune stanze in cui si consumano strategie lontane anni luce dagli interessi della città. Qui non c’entrano le simpatie politiche o il tifo. Né una valutazione di merito sull’amministrazione Adamo. C’entra quel rito meraviglioso, ma spesso vilipeso, che si chiama democrazia popolare. C’entra la necessità di una giustizia che sia uguale per tutti e che possa fare il suo corso senza intromissioni che puzzano di massoneria. Mettere lo sporco sotto il tappeto, come spesso avviene, non farà che alimentare quel senso di nausea che per molti cittadini è ormai da tempo insopportabile e che porterà tanti di loro, anche il 31 maggio e il 1 giugno, a disertare le urne elettorali. Lasciando campo aperto a quel coacervo di poteri, tanto trasversali quanto convergenti, che negli ultimi anni ha determinato il declino di Marsala.

Vincenzo Figlioli

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Tags: Giulia Adamo