Ci sono luoghi strade e piazze che hanno dei nomi che si riferiscono a date e personaggi. Eppure l’ignoranza, la scarsa memoria, i cattivi maestri, hanno fatto diventare Giuseppe Mazzini una scuola, Cavour una piazza, Matteotti un luogo di ritrovo. Se poi i luoghi sono intitolati a personaggi locali del passato, la memoria ancora più corta li ha trasformati da cognomi in sostantivi. Pizzo è una piazza e nessuno o quasi sa chi è stato e Alagna è una via e non un ex sindaco deceduto in Consiglio comunale. Le date sono soltanto giorni del calendario e gli avvenimenti che ricordano sono ignoti ai più, e così via con la toponomastica. Pensavamo a questo quando ieri abbiamo visto su un palazzo in via Andrea D’Anna a Marsala la scritta “massone di merda”, e una freccia indicava la tabella con su scritto il nome di quello che è stato uno dei più importati eroi del risorgimento. Ma i marsalesi, i giovani e, scusateci, gli ignorati questo non lo sanno. Senza averne titolo, ma attingendo dal più importate storico marsalese contemporaneo, Giovanni Alagna, nostro importante collaboratore, approfittiamo degli imbecilli della bomboletta spray per ricordare chi era Andra D’Anna. Nato nel 1836 si legò in rapporto di fraterna amicizia ad Abele Damiani, Tommaso Pipitone e a Giuseppe Garraffa ( altre strade e altri luoghi che sono diventati ignoti anche a chi vi abita) con i quali formò un gruppo di liberali e patrioti convinti. D’Anna fu tra i protagonisti della rivolta del 7 aprile 1860, e dovette andare esule a Malta. Come Damiani anche lui rientrò in Sicilia dopo lo sbarco di Garibaldi e fece tutta la campagna del 1860. È facile immaginare con quanto entusiasmo accolse Garibaldi a Marsala nel 1862, e lo seguì nel tentativo di liberare Roma. Ebbe l’incarico di tesoriere della spedizione e dopo il fallimento dell’impresa, consegnati soldi (che differenza con i tesorieri di oggi) e carte ad un inviato di Garibaldi a Palermo, tornò a Marsala dove riprese la solita vita. Nel 1863 fu eletto consigliere comunale, ma la sua esperienza di amministratore fu breve, perché morì poco dopo per una ferita riportata in un duello. Lo stesso Garibaldi, informato della tragica fine di D’Anna e dell’intenzione che aveva Damiani di scriverne la biografia, gli indirizzò una breve lettera, nella quale tesse un bell’elogio dello scomparso: “Citatelo nel vostro lavoro come esempio alla gioventù italiana. Ei mise in pratica quel precetto che non bisogna mai stancarsi d’inculcare a’ giovani «onestamente vivere e tutto alla patria sacrificare». Onore alla memoria di Andrea D’Anna! Vostro G. Garibaldi”.