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Si ricorda oggi la Strage di Pizzolungo. Una ferita lunga trent’anni

« Rassegnati alla morte non all’ingiustizia le vittime del 2-4-1985 attendono il riscatto dei siciliani dal servaggio della mafia. Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta »

Sono passati 30 anni dalla strage di Pizzolungo. Da quel 2 aprile del 1985 in cui la mafia avrebbe voluto uccidere il giudice Carlo Palermo, da poche settimane in servizio a Trapani. A bordo della sua auto blindata, il magistrato stava percorrendo la strada che ogni giorno lo portava dalla propria abitazione di Bonagia al Palazzo di Giustizia. A un certo punto, la Fiat 132 su cui viaggiava Palermo supera una Volkswagen Scirocco, su cui viaggiava la 30enne Barbara Asta e i gemellini Giuseppe e Salvatore, di 6 anni. Nessuno di loro poteva immaginare che la vettura parcheggiata sul ciglio della strada era imbottita di tritolo, né che qualcuno stava per farla esplodere. La macchina condotta dalla donna saltò in aria, facendo da scudo a quella del sostituto procuratore, che rimase ferito, così come gli uomini della scorta. L’esplosione dilaniò i corpi di Barbara Asta e dei figli, distruggendo una famiglia. La terza sorella, Margherita, non era su quella macchina per puro caso. E dopo aver perso anche il padre Nunzio nel ’93 (stroncato da problemi cardiaci), ha trasformato la sua vita in una coraggiosa testimonianza di memoria e impegno con Libera e don Luigi Ciotti, che ogni anno torna a Pizzolungo per ricordare quella giornata. In macchina con il magistrato, quel giorno, c’erano anche Rosario Di Maggio e Raffaele Mercurio, che rimasero lievemente feriti dall’esplosione. Gli altri due agenti, Salvatore La Porta e Antonio Ruggirello, che seguivano Palermo su una Ritmo non blindata, furono invece colpiti dalle schegge, riportando ferite più gravi. A proposito di quella giornata, il giudice ha avuto modo di ripetere più volte che la sua vita di magistrato finì proprio il 2 aprile di 30 anni fa.

Inizialmente alcuni mafiosi delle cosche di Alcamo e Castellammare del Golfo (Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia, Vincenzo Cusumano, Pietro Montalbano, Gioacchino Calabrò,Mariano Asaro, Gaspare Crociata, Antonino Palmeri) vennero individuati come esecutori materiali della strage, che doveva servire a bloccare sul nascere le inchieste del giudice Carlo Palermo che avrebbero portato ad una raffineria di eroina nei pressi di Alcamo, che tuttavia venne scoperta dalla polizia ventidue giorni dopo l’attentato: infatti all’interno della raffineria venne trovato un giornale che era piegato nella pagina dove era riportato un articolo in cui si parlava delle indagini del giudice Palermo. Per queste ragioni Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo e Filippo Melodia vennero condannati all’ergastolo in primo grado ma assolti nel 1990 dalla Corte d’Appello di Caltanissetta e l’anno successivo dalla Cassazione presieduta dal giudice Corrado Carnevale. Secondo alcune ricostruzioni, Palermo stava indagando anche sul traffico d’armi legato al territorio trapanese. Argomento che spesso torna in ballo anche a proposito dell’omicidio di Mauro Rostagno.

Negli anni successivi le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (Francesco Di Carlo, Pietro Scavuzzo, Giovan Battista Ferrante e Giovanni Brusca) portarono al rinvio a giudizio dei boss mafiosi Salvatore Riina, Vincenzo Virga, Antonino Madonia e Baldassare Di Maggio come mandanti della strage: nel 2002 Riina e Virga vennero condannati all’ergastolo e la stessa pena venne commutata nel 2004 anche a Baldassare Di Maggio mentre Antonino Madonia venne assolto. Restano ignoti gli esecutori materiali della strage.

Oggi, come ogni anno, l’amministrazione comunale di Erice, guidata dal sindaco Giacomo Tranchida, e Libera tornano ad omaggiare la memoria di Barbara, Giuseppe e Salvatore. Dopo la messa in Cattedrale alle è in programma la cerimonia di commemorazione ufficiale sul luogo della strage e la posa della prima pietra dei lavori di risanamento del “Museo della Memoria” che sorgerà nella stessa area. Nel pomeriggio, alle ore 17,00, sempre al Seminario Vescovile di Trapani “Tutto quello che salda la terra con il cielo” con i ragazzi delle scuole di Erice che incontreranno Don Luigi Ciotti e Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani.

Vincenzo Figlioli

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