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Candidi come candidati

I veri uomini si riconoscono al tavolo verde e in campagna elettorale.

Me lo diceva un mio vecchio amico, conosciuto in un comizio fatto insieme, davanti ad una piazza straripante e plaudente.

Sapeva forse della mia inattitudine al gioco d’azzardo : diventavo tutto rosso anche al solo intercettare un bluff altrui, senza mai essere capace di compierne uno io. E infatti vincevo solo quando le carte passavano.

Ma quell’amico lo persi di vista proprio dopo una campagna elettorale in cui lui era candidato e io uno dei suoi principali e leali sostenitori. Eppure fu eletto ! Mah.

E’ incredibile quello che può accadere quando si è in vista di elezioni.

E voglio provare – io che li ho vissuti – a raccontare gli avvenimenti di questi giorni, qui.

Mi sono imbattuto, intanto, in ottuse consultazioni Primarie che hanno avuto tutta la forma e la sostanza di una conventio ad excludendum alios, di una partita tutta interna al pd, cui agli altri veniva consentito solo di assistere.

Poi si è comunque scatenata una bagarre, con i connotati di un safari o di una “caccia al tesoro” o “chi vuol essere milionario” : un inenarrabile Risiko di veti incrociati, di contabilità previsionali, di pacchetti di voti da spostare, di pesi specifici da verificare.

Come se i cittadini fossero una variabile indipendente e comunque pedine da manovrare ! Come se non ci fosse l’astensionismo !

E sono venute a galla tutte le deteriori conseguenze del personalismo cui questa legge induce: rossori improvvisi, equivoci inventati, offese insensate, fremiti di rabbia, tatticismi da bottega, scontri di personalità, parentele coinvolte, incrinature di rapporti, sarcasmi su chiunque non appaia funzionale al proprio stretto interesse.

Ho chiamato non pochi amici, in questi giorni. Li ho cercati anche via sms e attraverso Facebook. Qualcuno ha giocato a nascondersi, qualcun altro si è scoperto padre zelante e figlio addolorato, proprio mentre lo invitavo ad una riunione. C’è stato chi mi ha telefonato dal pronto soccorso al capezzale della moglie in barella (!), per giustificare la sua impossibilità a partecipare. E uno – amico d’infanzia – mi ha perfino insultato quando gli ho solo fatto capire di aver io capito che stava lui accettando di candidarsi.

Tavoli e consultazioni, poi. Una fiera. Organigrammi, pizzini, facce preoccupate.

Con tutti i passi indietro e i pochi passi avanti si poteva fare una gara di contra-danze !

Shakespeare, Kafka e Pirandello avrebbero ognuno trovato materia per imbastire copioni dell’assurdo, del grottesco e del paranoico.

Rimbalzavano identikit impossibili, in giro. E tuttora pare che stiano cercando un tipo biondo ma nativo, con gli occhi verdi, alto più di 1,89, dall’età non superiore a 37 anni e 8 mesi, che però parli almeno 5 lingue (fra cui comunque un inglese “maccheronico”, nonchè il nepalese e l’inuit, data la crescita dei nostri scambi commerciali con l’Himalaya e la Lapponia), la cui verginità politica (imene o prepuzio, per rispettiva par condicio) sia naturalmente sottoposta alla verifica di un ginecologo…rottamatore o andrologo della terza repubblica che però abbia partecipato alla Leopolda.

Infine, un qui pro quo che qualche testata ha compiuto fra titoli, “occhielli” e sottotitoli di comunicati, starebbe facendo passare il messaggio che io mi sarei ritirato “sconfitto”. In realtà, non ho avuto la possibilità neanche di lottare. E non mente chi afferma che la mia candidatura è stata offerta a tutta la città, affinché servisse ad unire le non poche intelligenze e buone volontà che pur in questi giorni ho incontrato fra quanti “fanno politica”: che non sono tutti uguali. Perché la politica non si fa nel deserto o dietro una tastiera, ma con chi vuol far politica e con quanti costruiscono alleanze.

Nel ’96, infatti, ci stavo (anzi ci stavamo) riuscendo. E se Marsala avesse allora avuto un Senatore, sarebbe davvero cambiata la storia e forse anche la … geografia di questa terra.

E adesso, malgrado tutto, io il Sindaco lo saprei fare !

Diego Maggio

Vincenzo Figlioli

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