Vicino o re, beato cu c’è…anche da morti. E sì perché per l’informazione nazionale anche i morti sono di serie A o di serie B, in base alla loro collocazione nazionale. Sabato sera, in prima serata, infatti, il Tg1 ha dedicato un ampio servizio al funerale di un ragazzo di 15 anni deceduto a Monza, dopo un tragico incidente stradale a causa del quale è rimasta gravemente ferita anche la sua mamma. Nulla da dire sulla rilevanza della notizia. Una vita spezzata in maniera così improvvisa e insensata è una cosa che tocca e scuote tutti. Ma a me, cronista delle periferie del Paese, è subito venuta in mente Valentina Zerilli, morta a 28 anni, lo scorso novembre a Petrosino, proprio a causa di un incidente stradale. Era incinta di otto mesi e portava con sé la sua bimba di un anno e mezzo, scomparsa prematuramente anche lei, pochi giorni dopo la sua mamma e la sua sorellina non ancora nata. E poi ho pensato a Manuel Voti, meraviglioso 15enne marsalese, strappato all’amore dei suoi cari da un insensato incidente avvenuto il giorno dell’Epifania, e poi ancora a Cristian Parrinello, morto a dicembre, a 22 anni a Marsala. Ecco, in tutti questi casi non mi pare che i network nazionali abbiano attenzionato il nostro territorio. Eppure erano giovanissimi, uccisi dalla “strada”, come accaduto al ragazzino monzese, ma, al massimo, sono stati citati dal tg regionale. Niente servizio in prima serata nella tv ammiraglia. La stessa che però ha dedicato uno speciale, domenica sera, a “Tutte le scuole del regno”, partendo proprio dalle difficoltà vissute da una scuola siciliana, con ragazzi difficili. Mi si profila uno stereotipo di sud del mondo che non accetto e che mi indigna. Mi tornano alla mente gli studi liceali sulla “questione meridionale” e poi penso ancora ad una conferenza tenuta da esponenti delle forze dell’ordine secondo cui Garibaldi – a partire da Marsala – fece l’Italia, ma fu la Grande Guerra, a fare gli italiani, in quanto i soldati siciliani combatterono al fianco dei “fratelli” lombardi e veneti, tutti sotto la stessa bandiera. Ma poi, alla luce dei fatti di cui sopra…mi resta da constatare che forse, ha ragione Mario Incudine quando dice che “sulla rotta per l’America, eravamo noi gli Africani” e per chi vive oltre il Tevere…lo siamo ancora.