Due anni fa il Tribunale di Marsala aveva condannato don Vito Caradonna a due anni di carcere per tentata violenza sessuale (pena sospesa) e al risarcimento di 25mila euro nei confronti di Paolo Lo Cascio. Ora anche la terza sezione penale della Corte d’Appello di Palermo ha confermato in la condanna. Si tratta dell’ex parroco della chiesa di San Leonardo – attualmente sospeso “a divinis” – nel febbraio del 2013 era stato condannato dal Tribunale collegiale marsalese.
La vicenda giudiziaria ha preso il via dalla denuncia di Paolo Lo Cascio, assistito dall’avvocato Gianfranco Zarzana, che circa dieci anni fa si rivolse alle forze dell’ordine riferendo di aver bevuto un caffè offerto dal sacerdote e dopo di essersi sentito come stordito. In quella situazione, secondo l’accusa, Caradonna avrebbe tentato di abusarne. Nella stessa giornata Lo Cascio sarebbe poi andato all’ospedale, ma i certificati medici non accertarono la violenza. In aula fu ascoltato, a Marsala, anche l’allora vescovo di Mazara, Calogero La Piana.
Il Tribunale marsalese ha condannato don Vito a due anni di reclusione (con pena sospesa), all’interdizione dall’esercizio della tutela, al risarcimento di 25 mila euro alla parte offesa e di 4mila euro per la parte civile. Sentenza ora confermata in toto in appello.
“Riteniamo che sia ingiusta – hanno detto i difensori Stefano Pellegrino e Rosa Tumbarello – ricorreremo in Cassazione”. Da due anni il sacerdote è stato sospeso “a divinis” dal vescovo Domenico Mogavero. Questo provvedimento dell’ordinamento canonico comporta l’esclusione di ogni atto legato all’ordine sacerdotale e, quindi, l’impossibilità di celebrare sacramenti e di impartire benedizioni. Non comporta, invece, la privazione dell’abito ecclesiastico e non esonera dagli obblighi connessi con lo stato di vita di ministro ordinato.