Cresce la preoccupazione tra gli operatori portuali trapanesi a proposito del progetto di riforma a cui sta lavorando il Ministero delle Infrastrutture, guidato da Maurizio Lupi. Il presidente del Nuovo Consorzio del Porto di Trapani Andrea De Martino torna a rivolgersi ai parlamentari del territorio e ai sindaci chiedendo un intervento che possa scongiurare un declassamento dello scalo marittimo trapanese in favore di quello palermitano.
Nella lettera si fa riferimento a un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano La Sicilia e in cui il Presidente dell’Autorità Portuale di Palermo Vincenzo Cannatella anticipa le decisioni prese dal Comitato per la Portualità e la Logistica, formato dai 15 Saggi nominati dal Ministro Lupi, e che saranno inserite in un DDL che il governo Renzi presenterà alle Camere. De Martino fa riferimento, oltre che alla questione dell’accorpamento, anche ad alcune dichiarazioni di Cannatella che farebbero pensare a un drastico ridimensionamento per il Porto di Trapani, che diverrebbe solo “un approdo strategico per il traffico merci con container”.
“In pratica – scrive De Martino – il Presidente dell’Autorità Portuale di Palermo ha già deciso, ex ante e al posto del Parlamento Italiano, il futuro del Porto di Trapani. Le affermazioni sono molto gravi ed oltremodo lesive nei confronti della libertà di impresa degli operatori portuali trapanesi, non solo perché Trapani è vista sempre da Palermo come una terra di conquista ( e ciò è già avvenuto alla Sovrintendenza, all’ASP, al Consorzio Universitario, all’ex Provincia ecc. ) ma anche perché, approfittando della riforma dei porti, si vuole imporre ad un altro territorio i propri progetti e le proprie idee, modificando, in questo modo, la vocazione turistica e diportistica delle attività legate al nostro Porto”.
In ragione di ciò, il presidente del Consorzio chiede al mondo politico locale “un intervento, forte e determinato, nelle competenti sedi Istituzionali, non solo per rimettere ragionevolmente nei giusti binari la questione della riforma dei porti, ma anche per sottolineare e ribadire il legittimo riconoscimento dell’autodeterminazione della popolazione trapanese”.