“Noi non siamo noi stessi quando siamo innamorati e quando diventiamo noi stessi – sorpresa!- siamo avvelenati. Noi ci completiamo l’un l’altro nel più detestabile, peggiore modo possibile.”
Mi sono chiesta per giorni come poter scrivere una recensione su questo film senza “spoilerare”… la decisione è stata quella di aspettare che buona parte della gente lo vedesse, ma cercherò ugualmente di non svelare troppo!
David Fincher sa benissimo come fare un thriller, ci ha abituati bene (nonostante qualche caduta di stile!), ed anche questo film, dal punto di vista dei tempi narrativi, non delude. Nonostante non ci siano dei veri e propri colpi di scena, infatti arrivi alle varie soluzioni disseminate due secondi prima che queste vengano svelate; e te lo immagini lì, David, a guardarti scuotendo il capo con tono di rimprovero mentre ti dice: “Davvero hai pensato che fosse così banale? Ma dai, sono David Fincher! Seven non ti ha proprio insegnato nulla! E cosa credevi che avrei fatto per l’altra ora e mezza del film, ballato il Dadaumpa?”.
Ma torniamo alla storia, Nick ed Amy sono una coppia che si sposta nella provincia dopo aver perso i rispettivi lavori a New York; agli occhi di tutti, i due, sono La coppia perfetta, ma l’apparenza inganna e il rapporto si sfalda sotto la pressione della crisi, economica e personale, e dei cambiamenti. Il giorno del loro quinto anniversario, Amy scompare… ogni indizio rinvenuto porta a Nick.
Ed è a questo punto che inizia davvero il film, dove la storia è solo un pretesto per fare critica sociale, il rapporto malsano con i media, la maniacalità con cui i fatti di cronaca vengano trattati come reality show, la corsa al “selfie” con il carnefice, il costruire una storia da pochi indizi e raccontarla come se avessi la verità indiscussa in mano; tutte sfaccettature che danno un segnale fortissimo su dove stia andando la nostra società.
Dall’altra parte, la critica sociale, non risparmia il concetto di famiglia, come un ulteriore capitolo a tutta la filmografia che tratta l’altra faccia dell’America, Fincher, attraverso le bugie, ci racconta la verità: la famiglia perfetta non esiste, non oggi, non qui!
Purtroppo non ho letto l’omonimo romanzo da cui è tratto, quindi non so, se ciò che io ho avvertito come buchi nella sceneggiatura sia dovuto alla fonte iniziale o al film, fatto sta che Gone girl, nonostante queste voragini inspiegabili, è un buon prodotto, e soprattutto è un prodotto molto attuale, che non ha paura di ridicolizzare l’edonismo mediatico.
Ben Affleck, nel ruolo di Nick è senza infamia né lode, ma Rosamund Pyke è perfetta, impeccabile; la sua Amy è una Judy Barton che smessi i panni di Madeleine Elster minaccia di diventare una nuova Medea… non puoi che arrenderti.
Daniela Casano